Scegliere la giusta direttrice per creare la squadra vincente

19.02.2024 - Tempo di lettura: 1'
Scegliere la giusta direttrice per creare la squadra vincente

Se stiamo insieme ci sarà un perché…recita il brano con il quale Riccardo Cocciante vinse l’edizione di Sanremo del 1991. Certo la canzone parlava di una coppia di innamorati, ma questa domanda può essere applicabile a molte realtà professionali. Nel corso degli ultimi mesi, il mercato degli studi professionali, più che mai, sembra essere interessato da vari cambi di assetto, moltissimi cambi di poltrona.

Studi che si sciolgono, altri che si aggregano, strutture che con le ultime mosse somigliano più ad un hub industriale, piuttosto che ad uno studio professionale, altri che si svuotano.

A volte lasciarsi è fisiologico e si chiude con eleganza, altre volte, invece, volano i tomi dei codici tra le scrivanie e si sbattono le porte.

Ovvio, direte voi, accade tra marito e moglie, vuoi che non accada tra soci, che condividono il lavoro e non certo un sentimento? Per carità, certo!

Ma la mia analisi va oltre, mi chiedo se sia, in una buona parte dei casi, evitabile tutto ciò. Come? Temo che la causa principale di queste scissioni, sia la scarsa conoscenza dell’altro, e non dico certo da un punto di vista personale, il tema non è non farsi gli auguri nel giorno corretto del compleanno, il tema, invece, è: ma nel momento in cui vi incontrate e pensate ad un’unione, che sia tra singoli professionisti o studi, vi fate le domande giuste? Andate nel profondo? O parlate solo di fatturato? Perché certo il fatturato conta, ma non può essere il solo collante tra professionisti. Non può e non deve essere l’unica condizione sulla quale erigere le colonne del vostro accordo.

Ci vuole una condivisione di valori, di modalità di lavoro, di gestione dei clienti, ci vuole l’intelligenza del sapersi compensare, è necessario parcheggiare l’ego e lavorare per la squadra, fare emergere i talenti, creare team, sentirsi parte di un gruppo che si volge e opera nella stessa direzione.

All’inizio, nel momento dell’incontro, proprio come tra innamorati, l’adrenalina è alta, l’attrazione forte, l’entusiasmo accecante, ed è proprio questo  che appanna la vista e non fa andare oltre, blocca la voglia di fare domande, di sapere, conoscere più approfonditamente, ma sono proprio quelle domande, quella lucidità che, invece, vi consente di scannerizzarvi e fare emergere eventuali criticità che se superabili creeranno una maggior solidità dell’associazione, se invece queste ultimi si scopriranno essere insormontabili, allora meglio lasciarsi all’altare che affrontare un divorzio dopo un mese di matrimonio.

Alcune volte le fusioni tra realtà professionali sono mosse solo da una direttrice legata alla visibilità, al marketing, all’effetto della notizia, ma ricordate che passato l’effetto dello strillo sulla prima pagina, se non c’è sostanza dietro l’unione, se manca la condivisione dei valori, della vision e della mission, l’unione è destinata a naufragare alla prima pioggerella, senza necessariamente dover aspettare la tempesta.

In molti casi gli studi non sono in grado di effettuare e attraversare questa fase di analisi, proprio per le ragioni anticipate e sarebbe opportuno a questo proposito che ad effettuare questa prima fase fosse un terzo, estraneo alle parti, imparziale, che possa guardare la situazione dall’esterno, e tramite opportune e insidiose domande comprendere le reali intenzioni delle due parti, per poi offrire un ritorno con le motivazioni, le impressioni e la sentenza: “questo matrimonio s’ha/non s’ha da fare”.

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