Spesometro
Cos’era lo Spesometro e da cosa è stato sostituito
Lo spesometro era la comunicazione delle fatture ricevute ed emesse, le variazioni IVA, le schede carburante e le bollette doganali che i titolari di partita IVA presentavano all’Agenzia delle Entrate.
L’obbligo dello spesometro ha sempre escluso i contribuenti con regime forfettario, i contribuenti nel regime dei minimi (quando esso era in vigore), le agenzie di viaggio con importi inferiori a 3.600 euro e i commercianti al dettaglio per transazioni inferiori a 3.000 euro.
In vigore dal 2010 e obbligatorio semestralmente dal 2017, lo spesometro è stato abrogato nel 2019, con la fatturazione elettronica che registra automaticamente tutte le fatture grazie al sistema di interscambio dell’Agenzia delle Entrate (SdI)..
Dal 1° luglio 2022 è stato sostituito con l’esterometro, che obbliga i titolari di partita IVA a segnalare all’Agenzia delle Entrate le fatture emesse e ricevute nei confronti o da Paesi esteri. La comunicazione avviene attraverso il Sistema di Interscambio e anche in questo caso si può chiedere aiuto al commercialista per compilare le fatture in modo corretto al fine del calcolo esatto delle imposte.
Come funzionava lo spesometro
Prima che entrasse in vigore la fatturazione elettronica – obbligatoria dal 1° gennaio 2024 per tutti i contribuenti titolari di partita IVA – lo spesometro consisteva nell’invio telematico del resoconto di spese/guadagni con le relative fatture all’Agenzia delle Entrate. Per la comunicazione occorreva compilare correttamente i modelli preimpostati o utilizzare software di compilazione e controllo o gestionali forniti dall’Agenzia delle Entrate.
L’invio era svolto in un file xml o dal contribuente stesso o, più frequentemente, dal suo fiscalista in due modalità:
- analitica: dettagliava operazione per operazione, sia per le fatture emesse che ricevute;
- aggregata: per sintetizzare accorpava tutte le operazioni relative allo stesso cliente o fornitore.
Erano esclusi dalla comunicazione le ricevute fiscali e gli scontrini fiscali.
A cosa serviva lo spesometro
Lo spesometro nasceva per dare modo dall’Agenzia delle Entrate di controllare entrate e uscite, fatture emesse e spese segnalate nella dichiarazione dei redditi per verificare la veridicità con i documenti allegati.
Era, quindi, uno strumento fiscale progettato per evitare frodi, evasioni fiscali e tenere sempre sotto controllo i flussi di denaro in entrata e uscita.
Come detto in precedenza, questo non è più necessario con la fatturazione elettronica che registra telematicamente ogni entrata o uscita, sia per le aziende che per i liberi professionisti.
Chi doveva fare lo spesometro
Lo spesometro era obbligatorio per tutti i soggetti titolari di partita IVA a eccezione di quelli che si avvalgono del regime speciale per i produttori agricoli situati nelle zone montane, che effettuano acquisti di prodotti selvatici non legnosi di cui alla classe ATECO 02.30 (funghi, tartufi, etc.) e di piante officinali spontanee da raccoglitori-persone fisiche con prestazione occasionale, al di sotto di 7mila euro di fatturato annuo.