Inflazione
Inflazione: definizione
L’inflazione è un aumento generale e prolungato dei prezzi di beni e servizi, un rincaro indifferenziato tra singole voci che porta a una riduzione del potere d’acquisto della moneta. Se si prende il parametro di 1 euro, il suo valore in caso di aumento dell’inflazione decresce, perché con 1 euro si possono acquistare meno beni/servizi rispetto al periodo precedente l’inflazione.
Tasso di inflazione
Il tasso di inflazione, espresso in percentuale, è un indicatore della variazione dei prezzi e quindi del potere d’acquisto della moneta. Il calcolo dell’inflazione avviene su base annua e di solito è legato a un singolo Paese. La percentuale riporta un + o un – iniziale proprio per determinare l’aumento o la diminuzione.
Il dato che interessa gli italiani, quindi, è il tasso d’inflazione in Italia oggi, che si basa sui calcoli eseguiti alla fine dell’anno e divulgati dall’ISTAT. Per quanto riguarda il 2023, il tasso di inflazione rilevato a dicembre 2022 è del +11,6%.
Inflazione: significato e cause
È abbastanza semplice spiegare cos’è l’inflazione e il suo significato – ovvero l’aumento generalizzato dei prezzi – meno indagarne le cause. In realtà non c’è mai una ragione precisa che provochi l’aumento dell’inflazione, ma un concorso di fattori che possono essere compresenti o no:
- un aumento della domanda, che per le leggi dell’economia provoca anche l’aumento dei prezzi, oppure uno squilibrio tra domanda e offerta;
- un aumento dei costi delle materie prime, che di conseguenza fanno aumentare quelli delle imprese che devono tutelare i margini dei profitti, e ovviamente anche quelli per i consumatori;
- un evento shock, come la pandemia di Covid-19 o la guerra Russia-Ucraina che hanno determinato grossi sconvolgimenti del contesto economico, dell’approvvigionamento delle materie prime e del rapporto domanda-offerta.
Come si calcola l’inflazione e gli indici ISTAT
L’inflazione si misura attraverso un indice dei prezzi al consumo (IPC) che monitora la media delle variazioni dei prezzi, senza considerare il valore economico del singolo bene (le variazioni di pane, latte e pepe vengono analizzate allo stesso modo). La media viene calcolata su un insieme di beni e servizi definito paniere.
La variazione di anno in anno viene misurata effettuando una sottrazione: dall’indice dei prezzi al consumo viene sottratto quello relativo all’anno base, poi la risultante viene divisa per l’indice dei prezzi al consumo e si moltiplica il risultato per 100. In questo modo si può capire se l’inflazione è in crescita o decrescita in un determinato Paese.
L’ISTAT, istituto nazionale di statistica, produce ogni anno tre indici di misurazione dell’inflazione, con finalità diverse tra loro:
- NIC – Indice per l’intera collettività nazionale – La popolazione di riferimento per il NIC è l’intera collettività. Ovviamente questo comporta che i diversi livelli di reddito dei contribuenti facciano considerare dentro il NIC abitudini di consumo e investimento molto etorogenee tra loro. Ad ogni modo, il NIC è l’indicatore normalmente utilizzato dal Governo e dalle altre istituzioni nazionali e locali per la realizzazione delle politiche economiche e di bilancio;
- FOI – Indice per famiglie di operai ed impiegati – Nel caso di questo indice vengono considerate solo le famiglie residente in Italia dove il reddito viene prodotto da impiegate/i e operaie/i. Il FOI è l’indicatore che viene normalmente utilizzato per l’adeguamento dei valori monetari di affitti, assegni dovuti al coniuge separato e strumenti simili;
- IPCA – Indice armonizzato europeo – questo indice si pone un obiettivo ambizioso ovvero fornire una misura dell’inflazione a livello europeo. Viene utilizzato per calcolare il livello di convergenza delle economie dei Paesi europei e i criteri di permanenza nell’Unione. In questo senso, ricordiamo che l’obiettivo fondamentale delle politiche monetarie comunitarie e della BCE è un tasso di inflazione non superiore al 2% nei Paesi dell’Unione.
Come proteggersi dall’inflazione
Il singolo consumatore non può fare molto per difendersi dall’inflazione, se non investire i risparmi in strumenti finanziari che abbiano un tasso di rendimento pari o superiore all’inflazione medesima.
Un altro consiglio da parte degli esperti è quello di mettere da parte più soldi possibili per evitare che i propri risparmi perdano potere d’acquisto. Anche saldare i debiti può essere vantaggioso perché l’inflazione comporta un aumento dei tassi d’interesse e il concreto rischio di un continuo aumento delle rate future, soprattutto nel caso in cui i debiti siano di medio e lungo termine e siano gestiti tramite il sistema dei tassi variabili (con i tassi fissi in realtà l’indebitamento potrebbe risultare conveniente in caso di economia con tassi crescenti).
Tassi di interesse e inflazione
Con il denaro che si svaluta, la Banca centrale alza i tassi per aumentare il costo del denaro, in modo che le persone spendano meno e di conseguenza, con una diminuzione della domanda, rallenti l’inflazione.
È una misura protettiva adottata dalle Banche centrali proprio per raffreddare l’economia ma c’è chi sostiene che la manovra penalizzi ancora di più il mercato, perché porta a una crescita dei debiti dei privati e delle imprese, un’eventuale recessione con svalutazione dei guadagni delle aziende e quindi anche del valore delle azioni.