Quanto costa aprire una palestra: spese e consigli

16.12.2025 - Tempo di lettura: 7'
Quanto costa aprire una palestra: spese e consigli

Aprire una palestra oggi può rivelarsi una scelta vincente e sostenibile? Dai dati arriva una risposta confortante per chi vuole cimentarsi in questo business. Nel biennio 2024-2025, infatti, il mercato del fitness in Europa non si è limitato a tornare sui livelli pre-pandemia, ma li ha addirittura superati. Le iscrizioni ai club del Vecchio Continente hanno toccato quota 67,6 milioni nel 2023 (+7,5% sul 2022), con un interessante “31,8 miliardi di euro” alla voce “ricavi”, una cifra derivante dalla somma fatta tra le circa 65.000 strutture attive. Le stime per il 2024 sono state altrettanto incoraggianti. Crescita ulteriore fino a 71,6 milioni di iscritti per circa 36 miliardi di ricavi.

E per chi vuole gettarsi nella mischia in Italia? Nel Belpaese il valore del mercato dei club è stato stimato in 2,8 miliardi di dollari nel 2024 con prospettive di crescita nel prossimo decennio. Il trend è quindi positivo, ma selettivo: apre spazio a nuovi operatori ben capitalizzati, capaci di garantire un controllo puntuale dei costi e un’offerta ibrida tra servizi in sede e digitali. Nei paragrafi che seguono esamineremo da vicino quanto costa aprire una palestra, distinguendo tra investimenti iniziali, spese ricorrenti e oneri burocratici, e proponendo una linea pragmatica per partire con il piede giusto.

Aprire una palestra oggi: pro e contro

L’apertura di un centro fitness beneficia di una domanda in aumento, di una maggiore attenzione alla prevenzione e di una penetrazione ancora contenuta in Europa (8,4% della popolazione totale nel 2023; 8,9% nel 2024), con margini di crescita nelle aree urbane e periurbane. Sul fronte opposto, pesano questi elementi:

  • investimento iniziale rilevante;
  • costi energetici e del personale;
  • concorrenza locale e “virtuale”.

Inoltre, non vanno sottovalutati i tassi di abbandono annui, che varie fonti collocano attorno al 25-35%. Per essere sostenibile, il progetto deve reggere su location, mix di servizi, pricing e controllo dell’operatività.

Ma quanto costa aprire una palestra? Le spese da sostenere

Prima di entrare nel dettaglio è utile separare in modo chiaro le voci di spesa relative all’apertura di una palestra.

  • Investimenti iniziali (Capex): ovvero le spese “una tantum” per avviare l’attività. Queste comprendono, tipicamente, locali, impianti e attrezzature;
  • Spese ricorrenti (Opex): ossia i costi operativi mensili, come affitti, personale, utenze, manutenzioni, software e marketing;
  • Oneri burocratici: pratiche, autorizzazioni e adempimenti.

Come ordine di grandezza, per un progetto indipendente i riferimenti più ricorrenti indicano un investimento complessivo tra 80.000 e 350.000 euro e spese mensili che oscillano tra gli 8.000 e i 25.000 euro, con ampia variabilità in base a format e metratura della struttura.

Scelta della location della palestra

La scelta dello spazio guida sia i ricavi sia i costi. Occorre valutare bacino di utenza (catchment area), visibilità, accesso con mezzi pubblici e parcheggi, nonché la densità di competitor entro 10-15 minuti.

La metratura influenza direttamente Capex e Opex: tra 300 e 800 mq si va da uno studio personal training a un centro medio, con impatti su impianti di climatizzazione e spogliatoi. L’analisi del potenziale deve incrociare popolazione, reddito medio, presenza di uffici o scuole e tasso di penetrazione del fitness. Questa verifica preliminare aiuta anche a rispondere con lucidità alla domanda su quanto costa aprire una palestra nel proprio quartiere, prima di impegnare capitali.

Acquisto delle attrezzature della palestra

Le categorie principali sono cardio, pesistica libera, funzionale, pavimentazioni tecniche e piccoli attrezzi. L’incidenza sul Capex è elevata.

I modelli di acquisizione sono tre: acquisto, usato ricondizionato e noleggio operativo/leasing. Quest’ultimo distribuisce il costo nel tempo e può essere allineato agli incassi, migliorando il flusso di cassa. Nella pianificazione, si considerino tempi di consegna, garanzie, manutenzioni preventive e ricambi. Per coerenza con i range complessivi sopra riportati, è utile simulare due scenari: essenziale (apertura) e completo (a regime). Solo così si ha una panoramica oggettiva dei costi da sostenere per la voce in questione.

Licenze necessarie per aprire una palestra

Il quadro autorizzativo varia per Comune e Regione, pertanto è indispensabile il confronto con lo Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP) e con l’ASL. In generale, servono:

  • segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA);
  • agibilità dei locali;
  • conformità degli impianti (elettrico, idrico, aerazione, riscaldamento, ventilazione e climatizzazione);
  • adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro (Documento di Valutazione dei Rischi e formazione);
  • eventuali pratiche antincendio se ricorrono le soglie previste;
  • rispetto dei requisiti igienico-sanitari per spogliatoi e docce.

Se l’ente è un’ASD/SSD, è prevista l’iscrizione al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche. I costi amministrativi per le autorizzazioni e le licenze, al netto degli onorari dei professionisti, si collocano in genere tra circa 2.000 e 5.700 euro.

Altri costi per aprire una palestra

Le principali voci di spesa, che sono più operative, sono le seguenti:

  • personale, come istruttori, reception, pulizie, eventuali personal trainer con percentuale sui ricavi generati (revenue share);
  • utenze ed energia;
  • assicurazioni;
  • software gestionale;
  • sistemi di pagamento ricorrenti;
  • marketing;
  • spese per la manutenzione.

Nel piano economico vanno previste campagne di lancio (pre-vendita e primi tre mesi) e un budget di marketing continuativo. La profittabilità dipende in larga parte dall’Opex e dalla capacità di tenere sotto controllo l’attrition, cioè l’abbandono degli iscritti. Diverse analisi di settore indicano che una quota significativa di nuovi membri abbandona entro i primi sei mesi: prevenire questo fenomeno è una priorità per evitare di mandare presto a monte l’investimento iniziale.

Le migliori strategie per contenere i costi senza compromettere la qualità del servizio

Un approccio per fasi aiuta a bilanciare cassa e qualità del servizio.

  • Prima fase: dotazioni essenziali, layout che massimizza la capacità oraria delle sale, orari e palinsesto calibrati sui flussi;
  • Seconda fase: ampliamenti e specializzazioni, attivate al raggiungimento del break-even.

Per i costi energetici, servono interventi a ritorno rapido: LED, sensori di presenza, setpoint HVAC ottimizzati, timer docce, manutenzione filtri e recupero di calore. Sul fronte procurement, valutare l’usato ricondizionato per categorie non core e noleggio operativo per attrezzature ad alto costo unitario. La politica dei prezzi può essere dinamica con formule off-peak e pacchetti riservati a famiglie e aziende. Per ridurre la churn (uscite), è fondamentale una gestione proattiva della relazione: onboarding strutturato, contatti periodici dello staff, programmi di frequenza minima, e prenotazione digitale dei servizi. Non vanno trascurate le promozioni ad hoc, la presenza di workshop o di incontri con influencer del settore e pratiche analoghe di marketing.

Come strutturare un business plan efficace e iniziare con il piede giusto

Il business plan deve dire, in poche pagine, che cosa si vuole aprire, per chi e con quali obiettivi. In apertura chiarire il format (studio di personal training o palestra “completa”), la promessa al cliente e il pubblico a cui ci si rivolge. Subito dopo, fotografare il contesto: quante persone vivono e lavorano nell’area raggiungibile in un quarto d’ora, quali competitor sono presenti, che prezzi praticano e che servizi offrono. Per le ipotesi di adesione conviene usare stime prudenti, prendendo come riferimento i tassi di penetrazione del fitness osservati a livello europeo.

Definire, quindi, l’offerta e i prezzi: tipologie di abbonamento, servizi aggiuntivi (personal training e piccoli gruppi), eventuali sconti. Qui può rivelarsi utile calcolare l’ARPU, cioè il ricavo medio per utente, che servirà nelle proiezioni economiche. Le previsioni devono distinguere tra Capex e Opex. Con questi numeri si stima il break-even, ossia quanti iscritti servono perché i ricavi coprano i costi: una formula pratica è Opex mensile diviso ARPU netto, considerando commissioni e imposte.

Per ridurre il rischio, preparare tre scenari (prudente, base e ottimistico) variando numero di iscritti, spesa media e tasso di abbandono. A livello finanziario è prudente prevedere una riserva di cassa pari ad almeno 3-6 mesi di Opex e valutare strumenti come leasing o noleggio per le attrezzature; il franchising può essere un’opzione se si desiderano supporto e standard già collaudati, tenendo conto di fee e royalties.

La parte commerciale deve essere operativa: una prevendita di 6-8 settimane con un obiettivo chiaro di iscritti al giorno di apertura, un piano di acquisizione contatti online e accordi con aziende del territorio. Infine, stabilire i KPI da monitorare: percentuale di conversione da contatto ad abbonato, ingressi medi per iscritto, scontrino medio, valore totale del cliente nel tempo e tasso di abbandono mensile e annuo. Prevedere una revisione mensile del piano sulla base dei risultati. Chiudere con un cronoprogramma delle pratiche: SCIA, conformità degli impianti, sicurezza sul lavoro ed eventuale iscrizione al registro sportivo per ASD/SSD, con responsabilità e scadenze assegnate.

Una gestione digitale per partire in modo ordinato

Una volta sviluppata l’idea e redatto il business plan, la vera differenza la fa l’esecuzione: un piano finanziario coerente, costi sotto controllo, un’offerta chiara e una gestione dei dati focalizzata sulla fidelizzazione rendono subito la propria palestra un luogo di grido.

Per semplificare i processi sin dall’apertura è utile adottare una piattaforma che integri iscrizioni, abbonamenti e pagamenti ricorrenti, planning dei corsi con prenotazioni, CRM e automazioni per la retention, reportistica sui KPI e controllo economico. La soluzione è a portata di mano: Wellness in Cloud di TeamSystem consente di gestire anagrafiche e abbonamenti, pagamenti, calendari e app dei soci in un unico ambiente, riducendo errori gestionali e tempi amministrativi, e fornendo al titolare una vista aggiornata su ricavi e frequenze.

Wellness in Cloud
La soluzione cloud a 360° per la gestione e il controllo di tutte le attività dedicato a palestre e centri fitness.

Articoli correlati