Studi legali, il nuovo linguaggio della comunicazione: dalla toga al digitale

Un tempo bastavano il nome affisso sulla targa all’ingresso del palazzo, il biglietto da visita e il passaparola. Oggi, invece, anche gli avvocati devono imparare a comunicare in modo diverso. Lo avevamo intuito già 10 anni fa, ma ora la trasformazione è evidente. Autorevolezza sì, ma senza distacco; rigore sì, ma accompagnato da chiarezza e immediatezza.
Dall’ermetismo giuridico alla chiarezza
La pandemia, la digitalizzazione e l’esigenza crescente di trasparenza hanno accelerato un processo già in corso: il superamento del gergo tecnico fine a sé stesso. “I clienti vogliono capire, non sentirsi esclusi dal discorso”, spiegano diversi avvocati coinvolti in progetti di comunicazione legale. Non è un caso che articoli, post e newsletter vengano scritti sempre più con un linguaggio diretto, sintetico e vicino al lettore.
Chiarezza, però, non significa banalizzazione. Al contrario, il vero valore aggiunto oggi è saper tradurre concetti complessi in messaggi chiari, mantenendo intatta la precisione giuridica. Una capacità che non appartiene a tutti, ma che sta diventando un fattore competitivo determinante.
La sfida dei nuovi canali
Ma tale rivoluzione indubbiamente passa anche dai canali. LinkedIn è ormai la piazza principale per Professionisti e Studi, mentre blog e siti web non sono più semplici vetrine online, ma spazi di aggiornamento e divulgazione. A sorpresa, iniziano a farsi strada anche strumenti più “pop”: podcast, newsletter personalizzate e persino video brevi su Instagram e TikTok.
È un fenomeno che segna una rottura con il passato. La toga rimane, ma accanto ad essa compaiono nuovi strumenti di racconto: immagini, grafiche, brevi pillole video. Formati che un tempo sarebbero stati giudicati troppo leggeri per la professione forense, oggi diventano essenziali per raggiungere pubblici più ampi e fidelizzare le nuove generazioni di clienti.
Tra marketing e deontologia
Il confine, tuttavia, resta delicato. La comunicazione degli avvocati è vincolata dal Codice Deontologico Forense, che limita e regola i messaggi promozionali. La sfida, quindi, è trovare il giusto equilibrio: modernizzare il linguaggio senza scivolare nel marketing aggressivo, mantenere sobrietà senza risultare anacronistici.
Gli Studi che riescono meglio in questa impresa sono quelli capaci di coniugare trasparenza e autorevolezza. Raccontare i propri servizi senza trasformarli in slogan commerciali, mantenendo fede ai principi di correttezza e veridicità, è oggi un requisito imprescindibile.
Il valore della presa di posizione
In un contesto saturo di informazioni e opinioni, distinguersi significa anche prendere posizione, esprimere il proprio punto di vista con chiarezza, senza rifugiarsi in comunicazioni neutre e impersonali.
Per uno Studio legale, esporsi può tradursi nel commentare una riforma legislativa con un’analisi critica, nel proporre una lettura originale di una sentenza di impatto mediatico, oppure nell’affrontare senza timori temi etici legati alla professione e alla società. Naturalmente, la prudenza resta necessaria: non si tratta di cedere a prese di posizione ideologiche o polarizzanti, ma di offrire contributi solidi e motivati, capaci di arricchire il dibattito pubblico.
Chi lo fa in modo efficace riesce non solo a consolidare la propria reputazione, ma anche a costruire un’identità distintiva. Non a caso, gli Studi più attenti alla comunicazione hanno iniziato a introdurre nei propri piani editoriali rubriche di opinione, articoli a firma degli avvocati senior e interventi su riviste specializzate o quotidiani generalisti.
Esporsi con coraggio, quindi, non è più un rischio, ma un’opportunità. In un’epoca in cui il silenzio equivale spesso a invisibilità, un punto di vista netto e ben argomentato diventa un asset di valore.
Verso un linguaggio ibrido
Il risultato è un linguaggio ibrido, che prova a tenere insieme più anime: tecnico ma comprensibile, istituzionale ma accessibile, digitale ma rispettoso delle regole. Una sintesi che, secondo gli esperti di comunicazione, diventerà sempre più decisiva per costruire fiducia e differenziarsi in un mercato competitivo.
Per gli Studi professionali non si tratta più solo di “parlare al cliente”, ma di saper dialogare con una comunità più ampia: imprese, opinione pubblica, giovani generazioni. In questa partita, le parole contano quanto le sentenze. E chi saprà usarle con coraggio e consapevolezza avrà già vinto metà della causa.
