Come cambieranno in futuro le attività di Studio dell’avvocato

18.06.2025 - Tempo di lettura: 3'
Come cambieranno in futuro le attività di Studio dell’avvocato

Proiettatevi in avanti nel tempo, tra 5 anni, non di più. Immaginate di entrare in uno Studio legale moderno e ciò che vedrete non assomiglierà per nulla allo studio legale che conosciamo oggi. Non troverete più fascicoli cartacei sulle scrivanie, né praticanti che sfogliano codici o che si servono di banche dati per ore nelle ricerche normative o giurisprudenziali. Al loro posto, con ogni probabilità, vedremo schermi di computer con attività che procedono gestite dall’Intelligenza Artificiale su input di collaboratori e Professionisti: analisi di contratti, revisione di clausole, ricerche giuridiche, scrittura di email, preparazione di pareri legali, redazione di bozze di atti processuali. Il ruolo dei Professionisti e dei collaboratori di Studio, a differenza di oggi, non sarà più quello di produrre contenuti, bensì quello di saper gestire questi nuovi ecosistemi digitali come direttori d’orchestra. Vi sembra fantascienza? Tutt’altro.

Quello che ho appena descritto sta già accadendo in alcuni grandi Studi legali internazionali di Milano e Roma. La trasformazione della professione legale non è più una questione di “se”, ma di “quando” arriverà in ogni Studio, grande o piccolo che sia, di città o di provincia. E la velocità di questo cambiamento è tale che chi non si adatta rischia di rimanere definitivamente indietro.

Il presente che anticipa il futuro

Partiamo da un dato di fatto incontrovertibile: l’Intelligenza Artificiale è già disponibile per ogni avvocato e collaboratore di Studio. Non stiamo parlando di robot umanoidi che preparano pareri legali (quelli sono hardware), ma di strumenti quotidiani che utilizziamo senza rendercene conto (software dotati di AI). Da Google che suggerisce automaticamente le ricerche giuridiche, ai software di gestione dello Studio che ottimizzano la pianificazione delle udienze, fino agli smartphone che trascrivono automaticamente le note vocali prese durante le consultazioni con i clienti. La differenza tra gli Studi che stanno già beneficiando di questa rivoluzione e quelli che la subiscono passivamente sta nella consapevolezza strategica con cui si approcciano a questi strumenti. Mentre alcuni continuano a vedere l’AI come una minaccia alla professionalità o un di più, altri la stanno trasformando nel loro più potente alleato per migliorare qualità ed efficienza dei servizi legali.

Prendiamo l’esempio di uno Studio milanese specializzato in diritto societario. Fino a due anni fa, l’analisi preliminare di un contratto di fusione richiedeva al partner senior almeno alcuni giorni di lavoro intensivo. Oggi, lo stesso professionista utilizza strumenti basati sull’AI per una prima analisi strutturale del documento, identificando in mezz’ora le clausole critiche su cui concentrare l’attenzione umana. Il risultato? Il cliente riceve un servizio più rapido e approfondito, mentre l’avvocato può dedicare il tempo risparmiato ad attività a maggiore valore aggiunto come la strategia negoziale e la consulenza personalizzata.

La nascita del Professionista-supervisore

Il cambiamento più significativo che sta investendo la professione legale riguarda la trasformazione del ruolo dell’avvocato. Se fino a ieri il Professionista doveva “fare” personalmente ogni attività, oggi sta emergendo una figura completamente nuova: il professionista-supervisore.

Questa evoluzione ricorda quanto accaduto negli ultimi vent’anni con la delega ai collaboratori junior. Se prima l’avvocato senior svolgeva personalmente ricerche giurisprudenziali, redazione di atti e analisi documentali, progressivamente ha imparato a delegare queste attività, concentrandosi su strategia, relazioni con i clienti e supervisione della qualità del lavoro. Oggi stiamo assistendo a un ulteriore salto evolutivo: il destinatario della delega non è più soltanto il collaboratore junior, ma sempre più spesso l’Intelligenza Artificiale. La delega stessa ha cambiato nome e modalità, trasformandosi nel cosiddetto prompt engineering – l’arte di formulare istruzioni precise e strutturate per ottenere dall’AI l’output desiderato.

Competenze nuove per sfide nuove

La trasformazione delle attività di Studio richiede nuove competenze e una nuova mentalità di gestione del lavoro e del proprio ruolo nel flusso di lavoro. Oggi, e sempre di più in futuro, l’avvocato dovrà possedere competenze e una mentalità che va ben oltre il bagaglio culturale tecnico-giuridico (sempre indispensabile, sottolineo). Il Professionista in futuro dovrà padroneggiare almeno tre macro-aree di competenza:

  • la prima riguarda la capacità di formulare prompt efficaci e, quindi, di saper interagire in modo competente con l’Intelligenza Artificiale. Non si tratta di competenze informatiche avanzate, ma della capacità di strutturare richieste chiare e precise. Un prompt mal formulato come “analizza questo contratto” produrrà risultati generici e inutilizzabili. Al contrario, una richiesta strutturata come “analizza questo contratto di licenza software evidenziando clausole di responsabilità, limitazioni di garanzia e modalità di risoluzione secondo la normativa italiana” genererà un output immediatamente utilizzabile;
  • la seconda competenza fondamentale è quella che definiamo supervisione critica. L’AI può produrre contenuti convincenti, ma non sempre accurati. Abbiamo già assistito a casi di avvocati che hanno presentato in tribunale citazioni di sentenze inesistenti generate dall’Intelligenza Artificiale. Il Professionista-supervisore deve sviluppare un “occhio clinico” per riconoscere quando l’AI commette errori, inventa riferimenti normativi o confonde giurisprudenze di paesi diversi;
  • la terza area riguarda la gestione strategica dei dati e della privacy. Non tutti i documenti legali possono essere processati da sistemi AI commerciali senza violare gli obblighi di riservatezza professionale. Un avvocato che carica su ChatGPT i documenti di una diligence aziendale potrebbe trovarsi in seria difficoltà con il Garante della Privacy e con l’Ordine degli Avvocati. Deve quindi adottare una serie di cautele, prima di farlo.

Esempi concreti di trasformazione

La trasformazione è già visibile in numerose attività quotidiane degli Studi legali:

  • ricerche giuridiche con strumenti dotati di AI;
  • redazione di bozze di contratti e clausole contrattuali;
  • redazione di bozze di atti processuali;
  • analisi contrattuali, confronti e verifiche;
  • due diligence necessarie prima di un deal;
  • attività organizzative di studio (organigramma, funzionigramma, procedure di lavoro);
  • redazione di verbali di riunioni, sintesi e traduzioni;
  • gestione delle e-mail;
  • gestione delle richieste ripetitive della clientela.

Questa trasformazione porta con sé sfide significative, che richiedono una gestione attenta e strategica. La questione etica rappresenta probabilmente la sfida più complessa: quando è appropriato delegare decisioni legali a una macchina? Come garantire che gli algoritmi non introducano discriminazioni inconsapevoli? Come mantenere la trasparenza con i clienti sull’utilizzo di strumenti AI?

La responsabilità professionale rimane sempre e comunque in capo all’avvocato, ricordiamolo. Se l’AI commette un errore che danneggia il cliente, il responsabile non sarà mai la macchina ma sempre il professionista che ha scelto di utilizzarla. Questo impone un livello di attenzione e competenza ancora maggiore rispetto al passato. Sul fronte delle opportunità, invece, la trasformazione digitale promette benefici straordinari in termini di efficienza, aumento della produttività, velocità, semplificazione.

Di fronte a questo scenario di cambiamento accelerato, ogni avvocato si trova davanti a una scelta strategica fondamentale: accogliere consapevolmente la trasformazione o continuare a lavorare come se nulla stesse cambiando. Chi sceglie la prima strada dovrà investire in formazione continua, sperimentazione controllata e graduale integrazione degli strumenti AI nei processi di Studio. Non si tratta di una rivoluzione che avviene dall’oggi al domani, ma di un percorso di evoluzione strategica che richiede pianificazione e metodologia. Chi invece sceglie di ignorare il cambiamento rischia di trovarsi rapidamente in svantaggio competitivo. I clienti, infatti, iniziano già a percepire la differenza tra Studi che lavorano con efficienza digitale e quelli che mantengono processi tradizionali. La velocità di risposta, la qualità dell’analisi e la competitività economica dei servizi diventeranno discriminanti sempre più decisive nella scelta del Professionista.

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