Ratei e risconti

Ratei e risconti: cosa sono e che differenza c'è

La rilevazione di ratei e risconti è un processo contabile che si attua in specifiche condizioni contrattuali. Queste includono la situazione in cui un contratto comincia in un esercizio e termina in quello successivo.

La natura dei ratei e dei risconti dipende fondamentalmente da due concetti: la tempistica di maturazione effettiva delle rispettive quote di costi e/o di ricavi e la competenza economica delle stesse.

Cosa sono i ratei

I ratei rappresentano quote di entrate o uscite future che misurano ricavi o costi già maturati, ma non ancora rilevati, poiché la loro manifestazione finanziaria si verificherà in esercizi futuri.

Ad esempio, si pensi al classico caso degli interessi attivi bancari per euro 100,00 che maturano in conto corrente con competenza IV trimestre 2023; tali interessi verranno accreditati in molti casi a inizio gennaio 2024. Si tratta di un ricavo di competenza del 2023 ma che viene incassato nel 2024. Di conseguenza si dovrà utilizzare il rateo attivo per imputare correttamente l’importo. La scrittura in partita doppia sarà la seguente (tralasciando qui ogni considerazione sulla ritenuta fiscale sugli interessi):

Ratei attivi € 100,00 a Interessi attivi bancari € 100,00

Cosa sono i risconti?

I risconti quote di costo o di ricavo non ancora maturate, ma che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria.

A differenza dei ratei, che anticipano economicamente costi o ricavi non ancora maturati, i risconti si occupano di costi o ricavi che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria ma che devono essere economicamente distribuiti su più periodi.

Per esempio, se un’azienda riceve in anticipo un pagamento di € 2.000,00 per un servizio che verrà erogato nel corso dei successivi dodici mesi, la parte di ricavo che si riferisce agli esercizi futuri sarà considerata un risconto passivo, indicando così che si tratta di un ricavo incassato ma non ancora maturato.

In partita doppia in questo caso la scrittura sarà la seguente:

Risconto attivo € 2.000,00 a Ricavi per servizi € 2.000,00

Differenza tra ratei e risconti

La differenza principale tra ratei e risconti riguarda il momento in cui le transazioni sono rilevate ai fini contabili in relazione alla loro effettiva competenza temporale, contribuendo così a mantenere l’accuratezza e l’aderenza ai principi contabili.

Ratei e risconti attivi e passivi nello stato patrimoniale

In termini contabili, la classificazione di ratei e risconti è disciplinata dall’art. 2424-bis del Codice civile, comma 5. Nello stato patrimoniale, i ratei e i risconti attivi sono indicati con separata indicazione del disaggio su prestiti, mentre nel passivo sono indicati con separata indicazione dell’aggio su prestiti.

Secondo le disposizioni normative vigenti, è previsto che i guadagni correlati all’esercizio, i quali diventano effettivamente esigibili negli esercizi successivi, insieme ai costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio ma che trovano competenza in esercizi futuri, debbano essere registrati nei ratei e risconti attivi. In contrasto, i costi riconducibili all’esercizio, che diventano esigibili negli esercizi successivi, e i proventi percepiti prima della fine dell’esercizio ma attribuibili a esercizi successivi, devono essere annotati nei ratei e risconti passivi.

I ratei attivi e passivi sono trattati dunque come crediti e debiti in moneta. Sono quote di proventi o costi la cui liquidazione avverrà in un esercizio successivo, ma fanno parte della competenza dell’esercizio a cui si riferisce il bilancio. Per esempio, un affitto posticipato rappresenta un rateo passivo. D’altra parte, i risconti attivi o passivi esprimono quote di costi o proventi rilevati integralmente nell’esercizio corrente o in esercizi precedenti ma rinviati ad uno o più esercizi successivi. Un esempio di risconto passivo è il pagamento anticipato dell’assicurazione.

Il riferimento normativo principale in materia di ratei e risconti è l’articolo 2424 bis comma 5 del codice civile che dispone quanto segue.

I ratei attivi e passivi sono rappresentati da:

  • quote di ricavi (o di costi) di competenza dell’esercizio ma esigibili in esercizi successivi;
  • comuni a due o più esercizi;
  • la cui entità varia in ragione del tempo.

I risconti attivi e passivi, invece, sono rappresentati da:

  • ricavi percepiti o costi sostenuti entro la fine dell’esercizio (anno di riferimento) ma di competenza dell’esercizio successivo;
  • comuni a due o più esercizi;
  • la cui entità varia in ragione del tempo.

Ratei e risconti nel bilancio d’esercizio e nei principi contabili nazionali

La IV Direttiva CEE offre due opzioni per la scrittura dei ratei e risconti nel bilancio d’esercizio: questi, infatti, o vanno indicati in una specifica voce nell’attivo o passivo dello stato patrimoniale, o tra i “Crediti” o i “Debiti”. La legislazione italiana adotta la prima alternativa, prevedendo una rappresentazione specifica nel bilancio.

La registrazione di ratei attivi e passivi è una scrittura di integrazione effettuata a fine anno, con la contropartita contabile rappresentata dalla quota di proventi o oneri da attribuire al conto economico dell’esercizio in chiusura, basandosi sul principio della competenza. Per esempio, gli affitti passivi con fatturazione posticipata, i canoni di leasing con fatturazione posticipata e gli interessi passivi che scadono nell’esercizio successivo sono considerati ratei passivi.

È importante notare che se nel bilancio sono presenti ratei e risconti pluriennali, è necessario indicarli separatamente nello stato patrimoniale per evitare che vengano accorpati valori eterogenei rispetto alla loro durata in una singola voce.

Sempre in ordine al sistema informativo di bilancio, per le imprese obbligate alla redazione e al deposito del bilancio d’esercizio in forma ordinaria o in forma abbreviata – e comunque per quelle diverse dalle “microimprese” – occorre considerare che la nota integrativa deve obbligatoriamente riportare quanto segue, tenendo conto ovviamente anche dei ratei e dei risconti:

  • esposizione dei criteri di valutazione (articolo 2427 comma 1 codice civile);
  • illustrazione delle variazioni intervenute nell’esercizio;
  • composizione delle singole voci quando il loro ammontare sia di notevole entità.

I ratei e i risconti sono disciplinati anche dai principi contabili nazionali, in particolare dal principio contabile OIC numero 18.

Qui vengono previsti due criteri per il calcolo e la relativa contabilizzazione dei ratei e dei risconti:

  • il criterio del tempo fisico, che è quello utilizzato di più nella pratica e consiste nel calcolo dei ratei e dei risconti in modo proporzionale rispetto al tempo;
  • il criterio del tempo economico, che, a differenza del criterio del tempo fisico, viene utilizzato meno e fa riferimento alle situazioni caratterizzate da contratti a prestazioni non continue nel tempo.
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