IRPEF
Imposta sul reddito delle persone fisiche: guida e significato IRPEF
L’IRPEF, acronimo di Imposta sul reddito delle persone fisiche, è un’imposta progressiva, personale e diretta che interessa le singole persone fisiche.
Vediamo il significato di IRPEF, la sua applicazione pratica, come e quando pagarla e come si calcola l’imponibile IRPEF.
Che cos’è l’IRPEF e chi la paga
Come già detto, il significato dell’acronimo IRPEF è Imposta sul reddito delle persone fisiche. Ciò implica che, tra le tante imposte presenti nel sistema tributario italiano, l’IRPEF è quella che accomuna tutti i contribuenti, poiché è tenuta a pagarla praticamente chiunque abbia un reddito, dai dipendenti ai lavoratori autonomi.
Tutti i residenti sul suolo italiano e coloro che hanno conseguito il reddito in Italia sono soggetti tenuti al pagamento dell’IRPEF che è un’imposta progressiva, personale e diretta. Data la sua portata, si stima che l’Imposta sul reddito delle persone fisiche finanzi circa un terzo dell’intero gettito fiscale dello Stivale.
Chi paga l’IRPEF? Sono tenuti a pagare questa imposta i residenti in Italia per beni e redditi maturati sia entro che fuori i confini nazionali, i non residenti in Italia per redditi prodotti in Italia, le società di persone e capitali i cui soci devono pagare l’imposta direttamente in base alle contribuzioni (tassazione per trasparenza), le ditte individuali e le società semplici.
Come si calcola l’IRPEF
Le regole che disciplinano l’IRPEF sono contenute nel TUIR (DPR 22 dicembre 1986, n. 917) che regolamenta anche detrazioni e deduzioni alle persone fisiche tenute a pagare l’imposta. La base imponibile dell’IRPEF riguarda la totalità dei redditi che sono stati percepiti nel corso dell’anno, quindi da lavoro dipendente, assimilati e di impresa.
Dal 1° gennaio 2024, sono tre le aliquote applicate alla base imponibile IRPEF, basate su altrettanti scaglioni di reddito:
- aliquota del 23% per i redditi fino a 28.000 euro (primo scaglione IRPEF);
- aliquota del 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro (secondo scaglione IRPEF);
- aliquota del 43% per i redditi che superano 50.000 euro (terzo scaglione IRPEF).
La progressività dell’imposta si esprime proprio tramite gli scaglioni, ognuno con un valore minimo e con un valore massimo in cui si paga una specifica aliquota percentuale: il reddito oltre il valore massimo di uno scaglione verrà dunque tassato secondo l’aliquota immediatamente successiva. Per fare un esempio e capire come calcolare l’IRPEF, ipotizziamo che il reddito imponibile sia di 30.000 euro. In questo caso, l’imposta lorda è uguale al 23% per i primi 28.000 euro più il 35% per i restanti 2.000 euro.
Per calcolare l’IRPEF è inoltre bene ricordare che l’imposta non è dovuta sui redditi che non superano determinate soglie. A partire dal periodo d’imposta 2024 sono totalmente esentati dal versamento delle imposte i lavoratori dipendenti titolari di redditi fino a 8.500 euro, rispetto agli 8.145 euro previsti fino al 2023, stessa soglia prevista per i pensionati.
La soglia per i lavoratori autonomi è invece pari all’importo di 5.500 euro.
Appare inoltre utile ricordare le regole previste per i redditi percepiti nel corso del periodo d’imposta 2023, per i quali la struttura di aliquote e scaglioni da considerare ai fini del calcolo IRPEF è la seguente:
- aliquota IRPEF del 23%per i redditi da 0 a 15.000 euro (no tax area fino a 8.174 euro);
- aliquota IRPEF del 25%per i redditi da 15.001 a 28.000 euro;
- aliquota IRPEF del 35%per i redditi da 28.001 a 50.000 euro;
- aliquota IRPEF del 43% per i redditi oltre i 50.000 euro.
Quando si paga IRPEF
Il versamento dell’IRPEF segue regole differenti a seconda della natura del contribuente. I percettori di redditi da lavoro dipendente e pensione subiscono una trattenuta mensile sulle somme corrisposte dal sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico) e, successivamente, in sede di dichiarazione dei redditi si determina l’eventuale quota ulteriore dovuta sulla base dei redditi effettivamente percepiti e detrazioni spettanti.
I contribuenti senza sostituto d’imposta, così come i titolari di partita IVA, versano invece l’IRPEF mediante il sistema di acconti e saldo tramite il modello F24. In particolare, ogni anno deve essere versato il saldo relativo all’anno precedente e un acconto relativo all’anno in corso.
L’acconto IRPEF è dovuto se l’imposta dichiarata nell’anno in corso (riferita, quindi, all’anno precedente) è superiore a 51,65 euro una volta sottratti le detrazioni, i crediti d’imposta, le ritenute e le eccedenze. L’acconto è pari al 100% dell’imposta dichiarata nell’anno oppure dell’imposta inferiore che il contribuente prevede di dover versare per l’anno successivo.
Stando alle istruzioni riportate sul portale dell’Agenzia delle entrate, l’acconto per l’anno in corso deve essere versato in una o due rate, a seconda dell’importo:
- unico versamentoentro il 30 novembre dell’anno di imposta se l’acconto è inferiore a 257,52 euro;
- due rate, se l’acconto è pari o superiore a 257,52 euro; la prima è pari al 40% e va versata entroil 30 giugno dell’anno di imposta (insieme al saldo dell’anno precedente), la seconda è pari al restante 60% e va versata entro il 30 novembre dello stesso anno.
Quindi, salvo proroghe, il saldo e l’eventuale prima rata di acconto devono essere versati entro il 30 giugno dell’anno in cui si presenta la dichiarazione, oppure entro i successivi 30 giorni pagando una maggiorazione dello 0,40%. La scadenza per l’eventuale seconda o unica rata di acconto è invece il 30 novembre.