Case Green: Bruxelles rilancia lo stop alle caldaie fossili entro il 2040

Con la pubblicazione del pacchetto normativo più corposo dalla nuova Direttiva EPBD IV (Energy Performance of Buildings Directive), la Commissione europea rilancia la transizione energetica degli edifici e ribadisce l’obiettivo dell’eliminazione delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Il pacchetto include 13 linee guida e tre atti tecnici che chiariscono i passaggi chiave della direttiva, compreso il nodo – tra i più delicati – legato alle scadenze per la progressiva uscita dal mercato degli impianti alimentati esclusivamente a metano.
Una prima scadenza è già fissata: dal 1° gennaio 2025 scatterà lo stop agli incentivi fiscali per le caldaie fossili. Ma la data chiave è il 2040, indicata come obiettivo per la loro completa eliminazione, seppur con margini di flessibilità. La Commissione chiederà agli Stati membri azioni concrete e verificabili: dovranno predisporre politiche credibili e Bruxelles valuterà i relativi piani nazionali.
Due le strade operative suggerite: sostituire le caldaie con tecnologie alternative come pompe di calore, solare termico o teleriscaldamento, oppure convertire la rete gas verso combustibili rinnovabili come biometano e idrogeno, in modo da ridurre le emissioni senza modificare completamente gli impianti esistenti. Ma l’Italia, in questo, parte da lontano: oggi il biometano rappresenta solo 500 milioni di metri cubi su oltre 61 miliardi di gas consumati nel 2024, un divario che richiederà massicci investimenti infrastrutturali.
Il pacchetto europeo interviene anche su un altro punto: le autorizzazioni edilizie.
I piani nazionali che ogni Stato dovrà presentare entro la fine del 2026 dovranno includere misure per semplificare le procedure e superare gli ostacoli finanziari e amministrativi, in particolare quelli legati alla personalità giuridica dei condomìni. Si ipotizzano agevolazioni IVA per le riqualificazioni, sgravi IMU per i proprietari che ristrutturano e strumenti di supporto tecnico per facilitare l’accesso agli interventi.
L’Italia, nel frattempo, ha già fatto parte del percorso. Secondo lo studio “La via italiana alla Direttiva Case Green” della Fondazione Geometri, CGIA di Mestre e Smart Land, l’Italia ha ridotto del 9,1% i consumi energetici degli edifici residenziali, a fronte dell’obiettivo UE del 16% al 2030.
Tuttavia, la fotografia del patrimonio edilizio resta allarmante: 14,8 milioni di edifici, di cui oltre il 52% in classe F o G, e 24 milioni di abitazioni costruite prima del 1980.
Il 68% delle abitazioni utilizza ancora combustibili fossili, e il 9% delle famiglie italiane è in condizioni di povertà energetica, un dato ai massimi degli ultimi dieci anni. Per raggiungere i target europei al 2030, l’Italia dovrà riqualificare 3 milioni di abitazioni, circa 505mila all’anno, con un investimento stimato in 84,8 miliardi di euro (28mila euro medi per intervento). Secondo lo studio, saranno necessari 83,4 miliardi, ma i benefici sarebbero rilevanti: un impatto economico di 280 miliardi, con 1,3 milioni di posti di lavoro attivati nel settore edilizio e nei comparti collegati.
Lo studio propone una roadmap al 2050: entro il 2035 servirebbero 61 miliardi di euro per riqualificare 2,18 milioni di abitazioni, mentre per il 2050 si profilano due scenari. Il primo, più ambizioso, prevede 371 miliardi di investimenti per 13,3 milioni di abitazioni; il secondo, più selettivo, 230 miliardi per 8,3 milioni di unità abitate stabilmente.
Per garantire una transizione efficace, lo studio individua quattro priorità: sostenibilità economica (incentivi legati all’ISEE e fondi per le famiglie vulnerabili), semplificazione normativa, innovazione digitale (smart building e gemelli digitali), e valorizzazione dei professionisti tecnici, con formazione continua e sportelli di assistenza.
Approvata il 24 aprile 2024 ed entrata in vigore il 28 maggio, la Direttiva EPBD 2024 sostituisce la 2010/31/UE e rientra nel pacchetto “Fit for 55” del Green Deal. Stabilisce che i nuovi edifici siano a zero emissioni dal 2030 (dal 2028 per gli edifici pubblici), prevede l’eliminazione delle caldaie fossili entro il 2040, e impone ristrutturazioni obbligatorie per gli edifici meno performanti. Entro fine 2025, l’Italia dovrà presentare la bozza del Piano Nazionale di Ristrutturazione degli Edifici, che sarà decisivo per orientare fondi, regole e incentivi verso una trasformazione sostenibile ed equa del patrimonio edilizio nazionale.
