Somministrazione alimenti e bevande Terzo Settore: cosa sapere

07.09.2023 - Tempo di lettura: 7'
Somministrazione alimenti e bevande Terzo Settore: cosa sapere

In quali casi la somministrazione di alimenti e bevande da parte di Enti del Terzo Settore può essere considerata come un’attività non commerciale? E quando invece la medesima attività deve essere riconosciuta incontrovertibilmente come attività commerciale? Ebbene, individuare la sottile linea rossa tra questi due mondi non è facile come si potrebbe pensare. In effetti, tra gli aspetti più ostici della riforma del Terzo Settore c’è anche l’individuazione, in generale, delle attività definibili come commerciali e non commerciali, per qualsiasi tipo di vendita di beni e di servizi. Capire in quali casi la somministrazione di cibi e di bevande del Terzo Settore è commerciale, però, è di fondamentale importanza: travalicare quella linea vuol dire infatti essere obbligati ad affrontare degli adempimenti che, in caso contrario, non sarebbero assolutamente dovuti. 

Va inoltre detto che gli enti non commerciali, per continuare a essere definiti come tali, non possono in alcun caso oltrepassare dei limiti che, purtroppo, non sono immediatamente chiari. Vediamo quindi in quali casi la somministrazione degli alimenti e delle bevande può essere definita non commerciale, prima in generale per gli ETS, e successivamente nello specifico per ODV e APS. 

Somministrazione alimenti e bevande Terzo Settore: quando non è attività commerciale 

Diamo prima di tutto un’occhiata generale agli ETS: quali sono gli scenari tipici in cui avviene la somministrazione di cibi e di bevande nel terzo settore? Si pensi ai ritrovi dei soci, ai bar dei circoli, alle manifestazioni oppure alle raccolte fondi. In questo panorama la riforma del settore ha posto la possibilità di decommercializzazione dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande solo per due tipologie di Ente del Terzo Settore, ovvero per le Organizzazioni di Volontariato (ODV) e per le Associazioni di Promozione Sociale (APS). Entrambi questi enti devono però rispettare dei limiti precisi, ovvero: 

  • L’attività in oggetto non può in nessun caso generare degli utili, con i ricavi della somministrazione di alimenti e di bevande che devono essere intesi solamente come copertura dei costi affrontati per organizzare l’attività stessa; 
  • La somministrazione da parte dell’ETS deve essere svolta in modo complementare e secondario rispetto all’attività istituzionale principale dell’ente. 

Esistono poi delle regole specifiche per le ODV e per le APS: vediamole. 

Quando la somministrazione di alimenti e bevande non è commerciale per le ODV 

Tra le particolarità di un’Organizzazione Di Volontariato, c’è quella di poter considerare come attività non commerciale la somministrazione di alimenti e di bevande anche quando questa viene svolta in forma organizzata a patto che, oltre a rispettare le due condizioni elencate nel paragrafo precedente, la suddetta somministrazione venga organizzata e prestata occasionalmente, in coincidenza di manifestazioni particolari, di celebrazioni oppure raduni. 

Quando la somministrazione di alimenti e bevande non è commerciale per le APS 

Il discorso è più articolato per quanto riguarda le APS, ovvero le Associazioni di Promozione Sociale. In questo caso, oltre a non dover generare utili e a essere svolta come attività secondaria, si può parlare di somministrazione di alimenti e bevande a carattere non commerciale solamente al sussistere di alcune condizioni: 

  • l’APS deve configurarsi come una mensa aziendale o come circolo cooperativo, oppure essere affiliata a un ente nazionale dalle riconosciute finalità assistenziali (quindi riconosciute dal Ministero dell’Interno); 
  • la somministrazione deve avere luogo presso le sedi istituzionali dell’APS, e deve essere effettuata nei confronti degli associati, dei relativi familiari e conviventi, e di nessun altro; 
  • l’attività di somministrazione deve essere complementare a quella istituzionale; 
  • in nessun caso l’attività di somministrazione deve essere promossa e pubblicizzata presso terzi. 

Conclusione 

Alla luce di quanto appena visto, si può quindi capire che è estremamente ampio il campo all’interno del quale la somministrazione di cibo e di bevande, per un ETS, viene configurata invece come attività di carattere commerciale. Per non perdere lo status di ente non commerciale, e per non andare incontro a spiacevoli conseguenze, l’ente deve rispettare senza sbavature le condizioni sopra esposte.  

Per quanto riguarda invece la gestione stessa della somministrazione di e bevande, così del resto come per quanto riguarda la vendita di beni e la prestazione di servizi, è bene sottolineare che, grazie all’integrazione tra Terzo Settore in Cloud e TS Pay, per ETS diventa possibile accettare pagamenti anche in mobilità, ad esempio in occasione di eventi come raduni, manifestazioni, raccolte fondi e sagre. Inoltre, con Terzo Settore in Cloud è possibile gestire anche in modo specifico sia i costi che i ricavi legati alla vendita dei singoli prodotti, suddivisi per eventi/progetti. Ad esempio, nel caso di gestione di una sagra è possibile creare sul gestionale il relativo progetto dove si può indicare, nella relazione, che il prezzo di un panino è di 2,00€ mentre il costo di “acquisto” per l’ente è di 0,50€. Il margine di 1,50 € può essere indicato come raccolta fondi per lo scopo principale dell’ente (es: valorizzazione di un prodotto tipico del territorio). 

Terzo Settore in Cloud
Il software per la gestione degli enti del terzo settore e delle Associazioni no profit.

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