Factoring per le fatture PA: “Semplificare le procedure e rimuovere gli ostacoli alla cessione del credito”

27.06.2023 - Tempo di lettura: 8'
Factoring per le fatture PA: “Semplificare le procedure e rimuovere gli ostacoli alla cessione del credito”

La spesa pubblica italiana nel 2022 ha raggiunto il 54% del Prodotto Interno Lordo (PIL), superando i mille miliardi di euro. Questo singolo dato, che arriva da un recente studio di Confartigianato Imprese, serve a capire l’importanza della Pubblica Amministrazione (PA) per le aziende italiane.

La PA è un gigantesco e complicato cliente, i cui bisogni sono peraltro cresciuti con la pandemia. Nel 2019, infatti, il rapporto tra spesa PA e PIL era “solo” al 48,5%.

Da qui il tema molto importante dei pagamenti pubblici verso i fornitori privati. Pagamenti che dovrebbero rispettare i tempi attesi, così da evitare che le aziende, soprattutto quelle più piccole, vadano in crisi di liquidità.

Pubbliche Amministrazioni e pagamento delle fatture

Tecnicamente tutte le Pubbliche Amministrazioni sono tenute a pagare le proprie fatture entro 30 giorni dalla data di ricevimento, a eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale (in questo caso il termine di pagamento è di 60 giorni). Il rispetto di queste scadenze non è solo un fattore determinante per il buon andamento dell’economia nazionale, ma rientra anche in un ambito strettamente monitorato dalla Commissione Europea, nel rispetto delle direttive europee per quanto riguarda i pagamenti dei debiti commerciali.

Secondo gli ultimi dati pubblicati dal cruscotto della Ragioneria Generale dello Stato e riferiti al 2021, la PA in media paga una fattura a 40 giorni, quindi con 10 giorni di ritardo rispetto ai termini di legge. Ma se pensiamo che nel 2019 di giorni – sempre in media – ce ne volevano 49, possiamo dire che il trend sia sì più lento del dovuto, ma comunque positivo. Sempre secondo la Ragioneria, poi, i pagatori pubblici più ritardatari appartengono a due categorie: gli Enti Locali e quelli che fanno parte del Servizio Sanitario Nazionale.

In questo quadro si inserisce la possibilità – talvolta la necessità – per le imprese di attivare strumenti di finanza alternativa, come il Factoring, così da anticipare l’incasso delle fatture e migliorare il proprio flusso di cassa. Si tratta di una scelta che riguarda tante PMI, così come alcune aziende più grandi, quelle che possiamo definire “corporate”.

Factoring è lo strumento più popolare, quando si parla di alternative di sostegno al capitale circolante e fatture PA, mentre altri strumenti, come l’Invoice Trading, sono ancora in fase esplorativa.

Nel 2022 il Factoring è arrivato un valore complessivo di circa 287 miliardi di euro, secondo quanto misurato dall’Associazione Italiana per il Factoring. Di questi 19,3 miliardi riguardano crediti commerciali verso la pubblica amministrazione.

Il Factoring è un meccanismo di cessione del credito che continua a crescere e che si divide principalmente in due categorie. La prima è quella pro soluto, tramite cui la società di Factoring si assume il rischio di mancato pagamento, anche nel caso di insolvenza del debitore. La seconda è detta pro solvendo: in questo caso il factor, cioè l’acquirente, compra i crediti con diritti di rivalsa sul cedente in caso di mancato pagamento del debitore.

Peraltro, proprio in questi giorni TeamSystem ha lanciato la sua nuova soluzione di Cessione del Credito pro-soluto rivolta alle PMI che vogliono ottenere liquidità in anticipo dalle fatture emesse verso soggetti pubblici. La soluzione si chiama Incassa Subito PA ed è offerta in partnership con BFF, leader europeo di settore nato – non a caso – dall’ambito sanitario.

Ma rimaniamo sul tema Factoring e PA, perché questo utile meccanismo di cessione del credito fa ancora fatica quando entra in un ufficio pubblico.

Domanda dei servizi di Factoring

L’Associazione Italiana per il Factoring (Assifact) e la società di consulenza KPMG hanno recentemente condotto un’indagine sulla domanda dei servizi di Factoring, intervistando 106 imprese italiane (metà PMI e metà corporate), distribuite sull’intero territorio nazionale. Da questo studio emerge come il 42% delle imprese che hanno risposto sia un fornitore della Pubblica Amministrazione. Di queste imprese circa il 20% cede già i relativi crediti attraverso il Factoring. Ci sono però almeno tre criticità significative nei rapporti con la PA: la prima è la frequenza del rifiuto di cessione del credito, che è poi una prerogativa del solo cliente pubblico; la seconda è l’assenza di comunicazione da parte della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese creditrici; infine, c’è il tema delle tempistiche di pagamento, più lunghe che nel B2B.

Proprio per superare queste criticità, il report Assifact suggerisce una serie di misure: “Al fine di migliorare le relazioni fra i fornitori e gli enti pubblici, le imprese intervistate suggeriscono di semplificare gli adempimenti amministrativi in capo all’amministrazione pubblica e propedeutici al pagamento delle fatture e di rimuovere gli ostacoli alla cessione del credito, quali la possibilità di beneficiare del rifiuto di cessione da parte dell’ente e le forme speciali previste per la cessione del credito in tale ambito. È ormai un’esigenza condivisa la necessità di giungere ad un quadro normativo più efficace ed efficiente per la gestione del trasferimento dei crediti vantati verso la Pubblica Amministrazione”.

Peraltro, sul tema del divieto di cessione si è soffermata in più occasioni l’attenzione delle istituzioni europee. Ad esempio, uno studio del luglio 2022 commissionato dalla Commissione Europea ha riconosciuto l’importanza di agevolare il ricorso al Factoring e alle altre forme innovative di supporto al capitale circolante, come l’Invoice Trading. Tutte queste forme di Supply Chain Finance, infatti, sono strumentali per il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva sui Late Payment (2011/7/EU) contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, favorendo in particolar modo le piccole e medie imprese.

Inoltre, a livello nazionale, sostenere il capitale circolante delle aziende italiane rientrerebbe proprio tra gli interessi pubblici. Interessi di cui la PA dovrebbe farsi carico, sia diventando un miglior pagatore sia modificando le norme e rimuovendo gli ostacoli per un efficace accesso a strumenti alternativi di Supply Chain Finance, in primis il Factoring e l’Invoice Trading.

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