Le 5 regole d’oro per scrivere oggetti di email che conquistano

In un mondo digitale saturo di comunicazioni, l’oggetto di un’email è spesso l’unico elemento che determina se un messaggio verrà aperto o ignorato.
Questo piccolo frammento di testo è il primo contatto visivo che il destinatario ha con la comunicazione e ne determina, spesso, l’appeal.
Eppure, nonostante la sua centralità, l’oggetto è frequentemente sottovalutato: molti marketer trascurano di ottimizzarlo, rischiando di compromettere l’efficacia dell’intera campagna.
La personalizzazione dell’oggetto (e del testo) assicura, ancora oggi, tassi di apertura superiori rispetto alle email standardizzate. Questo dato sottolinea quanto sia strategico saper scrivere un oggetto chiaro, coinvolgente e pertinente.
Un oggetto ben costruito non solo migliora il tasso di apertura, ma può anche incrementare in modo significativo il ritorno sugli investimenti delle campagne di email marketing.
In questa guida, esploreremo le cinque regole d’oro per scrivere oggetti di email che conquistano, fornendo consigli pratici e basati su dati concreti per ottimizzare le comunicazioni digitali.
Regola 1: Semplicità e chiarezza
Se l’oggetto dell’email è il primo filtro che determina l’apertura di un messaggio, la chiarezza è il suo elemento più prezioso. Dopo aver compreso quanto conti la prima impressione, è fondamentale concentrarsi su ciò che la rende efficace: semplicità e immediatezza. Un oggetto troppo lungo, criptico o vago rischia non solo di passare inosservato, ma anche di generare diffidenza nel destinatario.
Gli utenti ricevono ogni giorno decine, se non centinaia, di messaggi nella propria casella di posta. In media, dedicano meno di tre secondi alla valutazione di un’email prima di decidere se aprirla o eliminarla. In questo contesto, un oggetto diretto e facile da interpretare ha molte più probabilità di emergere. Idealmente, dovrebbe restare sotto i 50 caratteri, per garantirne la leggibilità anche su dispositivi mobili, oggi utilizzati per leggere oltre il 60% delle email.
Evita giri di parole, tecnicismi e frasi generiche. L’oggetto efficace è concreto, specifico e focalizzato su un singolo messaggio chiave. Ad esempio, “Spedizione gratuita in 24 ore” è molto più incisivo di “Scopri le condizioni per accedere alla nostra offerta logistica”. La semplicità non è banalità: è una strategia consapevole per parlare in modo diretto e convincente. In questo senso, è importante conoscere anche i termini che risultano più apprezzati dagli utenti: tra questi – come suggerito dal report GetResponse – si segnalano “PDF”, “vendita/svendita”, “guida” e “newsletter”. Hanno invece ripercussioni negative sull’open rate parole come “offerta” “scontato” o “affrettati”.
Regola 2: Urgenza e call-to-action
Se la chiarezza è ciò che cattura l’attenzione in un primo sguardo, è l’urgenza che può trasformare quell’interesse in un’azione concreta. Un oggetto email semplice e leggibile è essenziale, ma per renderlo davvero efficace occorre aggiungere una spinta: un motivo valido per aprire l’email in quel preciso momento.
L’urgenza funziona perché fa leva sul timore di perdere un’opportunità. Tuttavia, non si tratta di gridare all’occasione, bensì di suggerire un limite temporale in modo credibile e misurato. Espressioni come “Scade domani”, “Ancora poche ore” o “Solo questa settimana” sono esempi di come si possa trasmettere urgenza senza ricorrere a termini inflazionati o aggressivi, come quelli che abbiamo analizzato nel paragrafo precedente. Allo stesso modo, una call-to-action delicata ma mirata – come “Guarda la selezione” o “Leggi le novità” – può orientare il lettore verso l’apertura, senza risultare invadente.
La chiave è la coerenza tra ciò che l’oggetto promette e ciò che l’email – nel corpo del testo – mantiene. Se l’urgenza è reale e non forzata, diventa uno strumento potente per aumentare il tasso di apertura, spingendo il lettore a non rimandare. L’obiettivo non è (né deve mai essere) creare pressione, ma trasmettere rilevanza e tempestività.
Regola 3: Personalizzazione dell’oggetto
L’urgenza può dare all’email il giusto slancio temporale, ma a rendere davvero irresistibile un oggetto è la sensazione che quel messaggio sia pensato esattamente per chi lo riceve. In un contesto in cui le persone sono sempre più selettive rispetto a cosa aprire e cosa ignorare, la personalizzazione è ciò che può trasformare un messaggio qualsiasi in uno rilevante e meritevole di attenzione.
Non si parla solo di inserire il nome del destinatario, ma di costruire l’oggetto email sulla base di dati e comportamenti reali: interessi, acquisti passati, localizzazione, preferenze espresse. Quando il contenuto sembra “parlare” direttamente alla persona, l’attenzione cresce e con essa la probabilità di apertura.
Ecco alcuni esempi di personalizzazione efficace nell’oggetto:
- “Leonardo, abbiamo trovato qualcosa che ti piacerà”;
- “Un consiglio per te, direttamente da Roma”;
- “Bentornato! Ecco le novità per il tuo prossimo acquisto”.
In alternativa, anche riferimenti impliciti a comportamenti recenti – come una sezione visitata o un carrello abbandonato – possono essere utilizzati per generare un legame.
L’importante è che la personalizzazione resti sobria e coerente: non deve sorprendere, ma far sentire il destinatario visto, ascoltato e rispettato. È questo il segreto per costruire una relazione duratura.
Regola 4: Evitare spammy words
Personalizzare un oggetto lo rende più umano e rilevante, ma anche il linguaggio scelto gioca un ruolo determinante nella percezione del messaggio. Alcune parole, pur sembrando accattivanti, possono infatti compromettere la deliverability dell’email o farla finire direttamente nello spam.
I filtri antispam sono sempre più sofisticati e penalizzano termini associati a comunicazioni ingannevoli o eccessivamente promozionali. Parole come “gratis”, “offerta imperdibile”, “sconto esclusivo”, “compra ora”, “vincita garantita” o “clicca subito” sono solo alcuni esempi di espressioni che, se abusate, possono minare la reputazione del mittente e ridurre drasticamente il tasso di apertura.
Non si tratta solo di una questione tecnica. Anche dal punto di vista del lettore, un linguaggio troppo spinto o palesemente commerciale può risultare fastidioso o poco credibile. Il problema non è il contenuto promozionale in sé, ma il modo in cui viene comunicato.
Invece di scrivere “50% di sconto solo oggi!”, è preferibile optare per formule più sobrie e informative come “Nuova selezione a prezzo speciale” oppure “Novità convenienti per te”. Il messaggio resta promozionale, ma più credibile.
Scegliere parole misurate aiuta a proteggere la reputazione del brand e a costruire fiducia. E la fiducia, nell’email marketing, vale più di qualunque offerta.
Regola 5: Test A/B per ottimizzare gli oggetti
Evitare parole fuorvianti è importante, ma sapere esattamente quali termini, toni e strutture funzionano meglio richiede un approccio più scientifico: il test A/B.
Testare due (o più) versioni dello stesso oggetto email su segmenti diversi del proprio pubblico permette di raccogliere dati concreti su cosa genera più aperture. A volte una variazione minima – una parola, un punto esclamativo, un riferimento temporale – può produrre differenze significative nei risultati.
Le variabili da testare possono includere:
- lunghezza dell’oggetto;
- uso di numeri o simboli;
- presenza di emoticon;
- tono formale vs. informale;
- domande vs. Affermazioni.
L’importante è isolare una sola variabile per volta, così da attribuire correttamente le differenze di performance. Dopo l’invio, analizza metriche come tasso di apertura, click e conversioni per determinare quale oggetto ha funzionato meglio e perché.
I test A/B non sono una tantum: andrebbero integrati nella routine di ogni campagna. Ogni pubblico evolve, e anche ciò che funziona oggi potrebbe non funzionare domani. Sperimentare e adattarsi è l’unico modo per restare efficaci e rilevanti nel tempo.
Come perfezionare gli oggetti per migliorare il tasso di apertura
Scrivere oggetti delle email efficaci non è solo questione di ispirazione, ma di metodo, attenzione e costanza. Come abbiamo visto, alcune regole d’oro guidano ogni email marketer nella creazione di messaggi che si distinguono e stimolano l’apertura.
Dalla semplicità e chiarezza iniziale, all’importanza di trasmettere un senso di urgenza e orientare l’utente con una call-to-action mirata, fino alla personalizzazione intelligente e all’uso di un linguaggio misurato per evitare i filtri antispam: ogni elemento è essenziale. Grazie ai test A/B, poi, è possibile affinare di continuo la strategia, basandosi su dati concreti.
Per gestire efficacemente questi aspetti, piattaforme come MailUp si rivelano un supporto prezioso. Con strumenti avanzati per la segmentazione, l’automazione e l’analisi delle campagne, consentono di trasformare l’esperienza utente in comunicazioni sempre più pertinenti e tempestive. Un alleato strategico per chi vuole migliorare il tasso di apertura e costruire relazioni durature con i propri destinatari. Partendo proprio dall’oggetto, quel piccolo grande dettaglio che fa tutta la differenza.