Cos’è il Terzo Settore: definizione, realtà e obiettivi

07.03.2024 - Tempo di lettura: 6'
Cos’è il Terzo Settore: definizione, realtà e obiettivi

Che cos’è il Terzo Settore? Si tratta di un termine che viene utilizzato quotidianamente, il quale però per molte persone non ha un significato ben chiaro. Si capisce immediatamente che si parla, per l’appunto, di qualcosa di “terzo”, che prevede quindi la presenza di altri due ulteriori “settori”. Per capire cos’è il Terzo Settore è quindi bene ricordare quali sono il Primo e il Secondo 

Con il termine Primo Settore si indica il mondo dello Stato e della Pubblica Amministrazione; con il termine Secondo Settore, invece, si indicano invece tutte le imprese che operano sul mercato con lo scopo di trarre un profitto economico. Ecco, sembrerebbe che non ci sia spazio per null’altro: da una parte il pubblico, dall’altra parte il privato. Invece abbiamo anche il Terzo Settore: vediamo di cosa si tratta nel concreto e in che modo si distingue dagli altri due settori.  

Cos’è il Terzo Settore? 

Capire cos’è il Terzo Settore, ora che si sono presentati il Primo e il Secondo, è più semplice. È infatti possibile dire che si tratta di un sistema sociale ed economico che si affianca da una parte al mercato, e quindi alle imprese, e dall’altra al pubblico, e quindi alle istituzioni, interagendo con entrambi e condividendo con ambedue degli elementi cruciali. Così come il mercato, anche il Terzo Settore è composto da enti privati; d’altro canto, così come le istituzioni pubbliche, anche il Terzo Settore svolge delle attività per l’interesse della comunità. È quindi possibile definire il Terzo Settore come l’insieme degli enti privati che sviluppano delle attività di interesse generale senza perseguire un lucro. In questo settore si trovano quindi le più differenti realtà, da quelle che si occupano di servizi sanitari a quelle che puntano su temi culturali, sportivi o ambientali.  

Le definizioni normative del Terzo Settore 

Ci sono, va detto, delle chiare definizioni di Terzo Settore anche e soprattutto a livello giuridico. Va infatti ricordato che proprio per via della sempre più grande complessità del mondo degli ETS (Enti del Terzo Settore) si è resa necessaria, a partire dal triennio 2014-2017, la Riforma del Terzo Settore, la quale ha portato tra le altre cose all’adozione di un Codice del Terzo Settore (decreto legislativo 117/2017).  

Nella legge delega 106 del 2016 il Terzo Settore viene definito come “il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi”.  

Nel citato Codice del Terzo Settore si parla invece di organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, incluse le cooperative sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, le associazioni, riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, o di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi, ed iscritti nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore”. 

Perché il Terzo Settore si chiama così? 

Risulta quindi chiaro ora perché il Terzo Settore si chiama in questo modo: si tratta per l’appunto di una realtà “altra” e quindi “terza” rispetto ai primi due settori, senza avere a che fare direttamente né con lo Stato né con il business in senso stretto.  

Quali sono gli obiettivi del Terzo Settore?  

Come anticipato, gli ETS possono concentrarsi nei più diversi campi, da quello culturale a quello sanitario e assistenziale, e via dicendo. Come riassumere, dunque, gli obiettivi del Terzo Settore, senza dove per forza citare uno per uno gli obiettivi specifici dei diversi enti che ne fanno parte? È possibile parlare in senso generale di tre caratteristiche generali e fondamentali degli ETS. 

  1. Non profit: l’obiettivo delle realtà del Terzo Settore non è quello di distribuire gli utili dell’attività. Non si parla quindi di un guadagno, così come avviene invece nelle normali imprese private. Certo, gli ETS raccolgono delle risorse, ma queste non vengono distribuite tra i soci: vengono invece reimmesse nei progetti dell’ente. Come vedremo tra poco, però, enti non profit ed Enti del Terzo Settore non devono essere usati come sinonimi.  
  2. Non governative: nessun partito politico può essere inserito nel mondo del Terzo Settore; le realtà che ne fanno parte devono infatti esser completamente e concretamente indipendenti, senza connessioni dirette con le istituzioni o con il governo. 
  3. Valori sociali: per definizione, e per quanto riportato nei loro stessi atti fondativi, gli enti che fanno parte del Terzo Settore devono puntare a degli obiettivi orientati dai valori sociali che motivano la loro stessa esistenza.  

Chi rientra nel Terzo Settore? 

Stando all’ultima indagine completa e disponibile di Istat, nel 2020 il settore del non profit in Italia contava oltre 363 mila realtà, e il 72,1% di queste si avvaleva del lavoro di più di 4,6 milioni di volontari. Tra le varie realtà del settore si trovano enti piccoli e grandi, che agiscono a livello locale, nazionale o internazionale, nei campi: 

  • della promozione culturale; 
  • della promozione sportiva; 
  • della promozione artistica; 
  • della promozione del lavoro; 
  • socioassistenziale; 
  • della cooperazione sociale; 
  • della cooperazione internazionale. 

La differenza tra Terzo Settore e Non Profit 

Nello spiegare cos’è il Terzo Settore è stato citato più volte il fatto che queste realtà non hanno scopo di lucro, e che quindi sono non profit. Ma attenzione: la sovrapposizione tra non profit e Terzo Settore non è corretta. Sicuramente i tratti comuni sono molti, ma non tali da arrivare a una totale identificazione. Non tutti gli enti non profit possono infatti essere definiti come ETS. Si pensi per esempio ai partiti: si tratta a tutti gli effetti di realtà senza scopo di lucro, che però – come visto sopra – non possono essere fatti rientrare nel Terzo Settore. Discorso simile deve essere fatto per altri enti non profit ma non del Terzo Settore, come sindacati e fondazioni di origine bancaria. Per rientrare effettivamente nel Terzo Settore, infatti, un ente dev’essere iscritto al RUNTS 

Gestire un ente che opera nel Terzo Settore 

Si è quindi capito cos’è il Terzo Settore e cosa sono gli ETS. Vista la natura ibrida di queste realtà, è facile comprendere quanto la gestione di questi enti possa presentare delle sfide a livello di vita associativa, di trasparenza, di fiscalità, di gestione del rapporto con le pubbliche amministrazioni, di amministrazione ordinaria e straordinaria. 

Diventa quindi essenziale poter contare su un software dedicato come Terzo Settore in Cloud, un gestionale che semplifica e rende intuitiva la gestione di un ETS, e che è utilizzato da migliaia di organizzazioni italiane. Gestire l’organizzazione, i servizi, i soci, gli incassi, le raccolte fondi, i libri sociali, i collaboratori, la fatturazione, i bilanci, le comunicazioni, i corsi e i registri, diventa così più facile e veloce.

Terzo Settore in Cloud
Il software per la gestione degli enti del terzo settore e delle Associazioni no profit.

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