Modelli organizzativi emergenti

24.01.2017 - Tempo di lettura: 3'
Modelli organizzativi emergenti

E’ lunedì e hai programmato una riunione importante con i tuoi dipendenti. Uno di loro però è di nuovo in ritardo e fa perdere tempo prezioso a tutto l’ufficio. Quando finalmente arriva, come ti comporti? Lo rimproveri pubblicamente? Lo punisci mettendolo a fare qualche noioso lavoro di routine? Lasci perdere, correndo il rischio che succeda di nuovo, o che altri dipendenti approfittino della tua bontà e facciano lo stesso?

La risposta a queste domande varierà a seconda del tipo di azienda in cui ci si trova. Ci sono vari modi di approcciare situazioni di questo genere che non dipendono solo da preferenze personali, ma dalla realtà aziendale in cui si vive ogni giorno. Vediamo quali sono i principali tipi di aziende in cui ci si può trovare, per poi riflettere su quale siano le possibili soluzioni ad un problema come quello indicato sopra.

Frederic Laloux, autore del libro Reinventare le Organizzazioni, racconta di come le aziende, così come ogni cosa, attraversino un processo evolutivo. Nel suo testo, Laloux si ispira al filosofo Ken Wilmer e assegna un colore diverso ad ogni stadio evolutivo, dall’era tribale, all’era industriale a quella moderna. Grazie a questa suddivisione riesce poi a spiegare in maniera semplice quali siano le caratteristiche dei vari modelli organizzativi attuali, e in che direzione si sta spingendo questo processo evolutivo. Vediamo insieme quali sono le varie categorie di Laloux.

Organizzazioni Rosse: impulsive, egocentriche. Portano la divisione del lavoro e il potere centralizzato del più forte. Esempi sono le street gangs e le organizzazioni mafiose.

Organizzazioni Ambrate: immutabili, il potere viene dall’alto. Queste organizzazioni introducono i processi stabili e replicabili, e gli organigrammi. Esempi sono la Chiesa, l’esercito, le scuole pubbliche.

Organizzazioni Arancioni: orientate ai risultati, alla massimizzazione del profitto. Le organizzazioni arancioni sono viste come una macchina, in cui tutti gli ingranaggi devono funzionare correttamente per non rallentare il lavoro e avere delle perdite. L’evoluzione di questo modello sta nell’introdurre innovazione, responsabilità e meritocrazia e sono rappresentate dalle grandi multinazionali e dalla maggior parte delle aziende di oggi.

Organizzazioni Verdi: pluralistiche, sono come una grande famiglia. Questo stadio evolutivo introduce il concetto di empowerment, in cui ogni dipendente ha valore e vengono abolite le gerarchie. Inoltre, le organizzazioni verdi sono incentrate sui valori culturali aziendali e sulla considerazione di tutti gli stakeholders e non solo degli shareholders – la massimizzazione del profitto non è più lo scopo principale dell’azienda. Esempi sono aziende come le B Corporations, tra cui troviamo nomi conosciuti, come Ben & Jerry’s e Patagonia.

Organizzazioni Teal: evolutive, sono paragonate all’organismo vivente, in cui ogni organo svolge una funzione importante e deve lavorare in armonia con tutti gli altri organi perchè l’organismo prosperi. Queste organizzazioni sono al momento quelle allo stadio evolutivo più avanzato e portano con sé tre insegnamenti: l’auto organizzazione, la completezza (o pienezza) e il proposito evolutivo, ovvero il non predire il futuro, ma ascoltare e capire dove l’organizzazione vuole andare. Ci sono attualmente pochi esempi di questo tipo di organizzazione, ma alcune delle più grosse sono Buurtzorg (Paesi Bassi, 9000 dipendenti) e FAVI (Francia, 500 dipendenti). Un esempio italiano è mondora srl sb.

Tornando al breve racconto iniziale: come verrà risolto questo problema all’interno della tua azienda? In quale fase evolutiva si trova il tuo luogo di lavoro? Pensi che i modelli organizzativi emergenti possano essere applicati alle grandi aziende?

Nei prossimi interventi approfondiremo meglio i vari modelli organizzativi e cercheremo di imparare qualcosa da ognuno per avere una visione più ampia del mondo aziendale e della possibile evoluzione che questo può compiere.

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