La motivazione delle risorse umane sul luogo di lavoro nasce dalla capacità  di autodeterminazione e autoregolazione

29.02.2016 - Tempo di lettura: 2'
La motivazione delle risorse umane sul luogo di lavoro nasce dalla capacità  di autodeterminazione e autoregolazione

Secondo molti studiosi, lo sviluppo dell’Information Technology sta diventando anche una eccellente opportunità  per riuscire a fare in modo che le persone siano più felici nel proprio lavoro, svolgano attività  che amano e in cui si sentano competenti e siano capaci di prendere delle decisioni autonome e, quindi, accrescere la propria stima.

La motivazione delle risorse umane sul luogo di lavoro risulta un catalizzatore dei successi dell’Azienda.

Insomma, si è arrivati a comprendere una cosa che, già  a prima vista, poteva apparire ovvia e cioè che se siamo obbligati a fare qualche lavoro, in genere lo facciamo meno volentieri, siamo più portati alla distrazione, siamo meno concentrati, meno interessati. Da qui, la convinzione che occorra sempre una motivazione che nasca all’interno di noi e non sia imposta dal di fuori.

Insomma, si è capito, anche se ancora la scuola italiana stenta ad applicare questi sistemi, che tra i bisogni fondamentali degli esseri umani ci sono, come sostengono Deci e Ryan nella loro teoria (Self Determination Theory), la competenza, l’autonomia e la relazione. Vediamo da vicino cosa si intende, prendendo spunto dalle definizioni contenute in un articolo di Van der Broeck e altri, apparso sulla rivista di “Psicologia occupazionale e organizzativa”, vol 83, pag 981-1002, 12/2010.

Secondo Van der Broeck esistono tre bisogni fondamentali che costituiscono la natura umana:
Competenza: “quello di sentirsi efficace nel rapporto con l’ambiente in cui si opera”;
Autonomia: “quello di sentirsi attore e sperimentare un senso di scelta e di libertà  psicologica quando si agisce”;
Relazione:“quello di sentirsi collegato agli altri, essere membro dello stesso gruppo”.

All’interno di questi bisogni primari, nell’area dell’autonomia va inserito naturalmente anche quello che potremmo chiamare la gestione autonoma del tempo. Quando ci impongono delle scadenze, ci sentiamo ingabbiati, meno liberi, cresce l’ansia di rispettare le date di consegna, ci si concentra esclusivamente sul risultato, trascurando il contenuto che è decisamente importante perchè rappresenta un insieme di esperienze, emozioni, intuizioni, non governabili in modo troppo stretto.

Certo l’autonomia, in alcuni casi, soprattutto quando la persona non è completamente consapevole della opportunità  che gli viene offerta o, peggio, è poco responsabile, può diventare pericolosa, ma una volta sperimentata e fatta propria (introiettata) permette di creare una potente motivazione interiore, che rappresenta la forza propulsiva di ogni attività  svolta con passione e fiducia.

In questo modo, si può sviluppare anche il concetto di autoregolamentazione. In altri termini, non c’è più necessità  di rinforzi esterni, minacce di interventi punitivi, richiami o, al contrario, premi, incentivi scollegati dal senso intrinseco del lavoro svolto. La persona sa regolarsi da sè, possiede l’autocontrollo necessario, che si approfondisce e diventa sempre di più espressione di sè, identificazione con il proprio lavoro e i propri obiettivi.

Ma la domanda fondamentale a questo punto diventa la seguente: le organizzazioni delle imprese sono in grado di rispondere a questi bisogni primari delle persone? Ci rifletteremo in un successivo articolo.

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