Dedurre e detrarre i buoni pasto: normative e vantaggi fiscali

07.03.2024 - Tempo di lettura: 5'
Dedurre e detrarre i buoni pasto: normative e vantaggi fiscali

Risparmio fiscale per le aziende e maggior potere d’acquisto per i suoi dipendenti. I buoni pasto sono davvero una soluzione win-win per chi li elargisce e chi li riceve? Quali sono le normative fiscali che disciplinano questi ticket di pagamento? Vediamo qual è il rapporto buoni pasto-fiscalità, qual è il trattamento fiscale per i dipendenti che li ricevono e perché adottarli in azienda.  

Cosa sono i buoni pasto 

I buoni pasto sono dei titoli di pagamento che possono essere spesi soltanto per l’acquisto di beni alimentari. Vengono definiti, dall’articolo 2 del D.M. 122/2017, come “documenti di legittimazione che attribuiscono al titolare il diritto ad ottenere il servizio sostitutivo di mensa, per un importo facciale del buono”. 

Rientrano tra le cosiddette iniziative di welfare aziendale e possono essere erogati dal datore di lavoro ai propri dipendenti (con contratto full-time o part-time) così come a chi dispone di un contratto di collaborazione. I buoni pasto fanno dunque parte del pacchetto retributivo e le aziende pubbliche e private li possono erogare in mancanza del servizio di mensa aziendale. Questi ticket possono essere utilizzati presso diversi esercizi convenzionati (supermercati, bar, ristoranti) e sono suddivisibili in tre categorie. 

  • Buoni pasto cartacei: si tratta dei comuni ticket restaurant in circolazione da molti anni. In questo caso, in genere, i buoni pasto devono essere firmati dall’intestatario al momento dell’utilizzo. 
  • Buoni pasto digitali: si possono utilizzare tramite app e svincolano l’acquirente dal pagamento fisico. 
  • Buoni pasto elettronici: solitamente distribuiti tramite carte prepagate, hanno un massimale simile ai buoni pasto cartacei. 

Come funzionano i buoni pasto 

Innanzitutto, un dipendente ha diritto a un buon pasto per ciascun giorno lavorato e può essere erogato anche quando l’orario di lavoro non prevede la pausa pranzo.  

Chi ha un contratto part time, però, ne può usufruire soltanto se svolge attività lavorativa in un orario compatibile con quelli di pranzo o cena, oppure se la distanza casa-lavoro non consente di consumare il pasto all’interno della propria abitazione.  

Buoni pasto: vantaggi per aziende e lavoratori 

I buoni pasto rappresentano un’opzione vantaggiosa sia per le aziende che per i lavoratori. Questi ultimi dispongono di un benefit alla busta paga ordinaria e vedono così aumentare il proprio potere d’acquisto: la loro ricezione non è soggetta a tassazione e oneri previdenziali (diversamente dall’indennità di mensa) e il lavoratore può usufruire dell’intera somma ricevuta. Un buono pasto rappresenta, inoltre, un sostegno significativo al reddito personale: permette ai lavoratori che devono consumare i pasti fuori casa di risparmiare sulle spese per l’acquisto di cibo e di destinare risorse maggiori al budget di famiglia.   

Le imprese, da par loro, risparmiano sui costi legati alla pausa pranzo, ricevono dai lavoratori una maggiore soddisfazione e un conseguente incremento della produttività e – soprattutto – risparmiano sulle tasse, grazie alla deducibilità dalle imposte prevista dalla legge.  

Buoni pasto e fiscalità: le norme in vigore 

I buoni pasti sono detraibili e deducibili? L’articolo 4 del D.M. 122/2017 esplicita prima di tutto alcune caratteristiche dei buoni pasto, che non possono essere ceduti, commercializzati, convertiti in denaro e cumulabili oltre il limite di 8. Inoltre, i buoni pasto sono utilizzabili soltanto dal titolare ed esclusivamente per l’intero valore facciale. 

Per quanto riguarda detraibilità e deducibilità, invece, le società titolari di partita IVA possono dedurre al 100% i costi sostenuti per l’acquisto di buoni pasto, a condizione che questi vengano erogati alla generalità o a categorie di dipendenti. L’IVA, con aliquota al 4%, è interamente detraibile per quanto riguarda i buoni pasto elettronici, mentre non è detraibile per i buoni cartacei. Inoltre, i titolari d’azienda, i soci e le aziende individuali possono detrarre l’IVA al 10% e il 75% delle spese per un importo massimo pari al 2% del fatturato.  

Anche dipendenti e collaboratori beneficiano di vantaggi fiscali. I buoni pasto, come previsto dall’art.51, comma 2, lett.C, TUIRI, non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente o assimilato e, pertanto, non contribuiscono alla determinazione della base imponibile contributiva. Per quanto concerne i buoni pasto digitali, è fissato in 8 euro l’importo complessivo giornaliero che non concorre a formare reddito lavorativo. Per i buoni pasto cartacei il limite giornaliero è invece fissato in 4 euro. 

Riepilogando: 

  • per le aziende l’IVA è agevolata al 4% ed è detraibile al 100% se l’azienda acquista buoni pasto elettronici; 
  • i liberi professionisti con partita IVA, le ditte individuali, i titolari di azienda e i soci beneficiano dell’IVA al 10% detraibile per i buoni pasto elettronici. Dalla dichiarazione dei redditi si può scaricare il 75% delle spese e l’IVA al 10% fino a massimo il 2% del fatturato annuo; 
  • per le persone giuridiche IRES è prevista la deducibilità dei buoni al 100% sia per i buoni pasto elettronici che per quelli cartacei. 

L’utilizzo dei buoni pasto offre vantaggi fiscali per le aziende e per i dipendenti e aumenta la loro fidelizzazione. Per gestire al meglio le risorse umane e migliorare il tuo business, scopri le soluzioni TeamSystem del mondo HR, i gestionali in cloud che ti permettono di gestire a 360° il mondo delle risorse umane. 

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