Nuove agevolazioni fiscali in arrivo per le aziende che investono

02.09.2025 - Tempo di lettura: 7'
Nuove agevolazioni fiscali in arrivo per le aziende che investono

Alle aziende industriali saranno destinate maggiori risorse finanziarie comunitarie da qui al 2030. Analisi delle conseguenze fiscali attese in Italia

Durante questo mese di luglio si sono verificati due importanti fatti che avranno un impatto sulla legislazione fiscale italiana dei prossimi mesi: l’approvazione della raccomandazione UE numero 2025/1307 e la presentazione della proposta di bilancio pluriennale europeo 2028-2034.

Il denominatore comune è legato alla previsione di una serie di strumenti e di risorse economiche comunitarie destinate a finanziare delle agevolazioni fiscali in favore delle aziende dei Paesi membri, tra cui l’Italia ovviamente.

Le aziende possono quindi già provare a pianificare le proprie azioni di investimento, in attesa che:

  • l’Italia recepisca strumenti che certamente saranno presto adottati (si vedano i nuovi crediti d’imposta sugli investimenti e le norme sull’ “ammortamento accelerato”);
  • l’Unione Europea riorganizzi i fondi comunitari e apra la possibilità di partecipare alle nuove future opportunità di finanza agevolata, come avverrà (presumibilmente) dal 2026 con il nuovo Programma Horizon.

Ma come potrebbero cambiare gli strumenti esistenti? E quali novità concrete potrebbero essere introdotte?

Il futuro del Piano Transizione 5.0

Partiamo dalla misura cardine per le aziende italiane che investono in progetti green che riducono i consumi energetici, aumentando, di conseguenza, la competitività complessiva del sistema ovvero il Piano Transizione 5.0.

Una misura che prevede un credito d’imposta sugli investimenti eseguiti dalle aziende nel biennio 2024 2025 che può essere concesso addirittura fino al 45% della spesa e fino a 50 milioni di euro totali nell’ambito di un progetto ritenuto ammissibile.

La dotazione di questa misura è notevole: 6,3 miliardi di euro.

Tuttavia, alla fine del 2024 le prenotazioni del credito d’imposta sono state pari solo all’1,55% del budget (ovvero solo 99 milioni di euro sui 6,3 miliardi totali disponibili).

A luglio 2025, invece, le prenotazione sono arrivate a 1,33 miliardi di euro (il 21% del totale), con risorse effettivamente utilizzate per progetti terminati pari a 125 milioni di euro circa (il 2% circa del totale).

In questa sede non si vuole tornare sulle possibili cause di questa scarsa adesione da parte delle aziende interessate – che la stampa specializzata ha individuato fondamentalmente in questioni burocratiche in fase di rapida risoluzione – ma sul futuro di gran parte delle risorse che rimarranno disponibili.

Il tema si lega fortemente alle nuove misure di incentivo fiscale che saranno introdotte per effetto della raccomandazione UE 2025/1307.

Ciò in quanto è verosimile che l’Italia si muova:

  • da un lato spostando il budget che a dicembre 2025 non risulterà speso per il Piano Transizione

5.0 sulle nuove misure;

  • e, contemporaneamente, ottenendo risorse finanziarie aggiuntive in deroga (temporanea) alla disciplina sugli aiuti di Stato.

Nuovi incentivi fiscali in arrivo per le aziende industriali?

In questo senso è verosimile che nei prossimi mesi il legislatore nazionale introduca nuove agevolazioni fiscali e/o modifichi parzialmente quelle esistenti.

Proviamo a ragionare sui possibili sviluppi concreti e su come, di conseguenza, le aziende potranno porre in essere una pianificazione fiscale efficace.

Crediti d’imposta come strumento cardine per gli incentivi fiscali. Due ipotesi in campo

In merito agli incentivi fiscali e con specifico riferimento allo strumento dei crediti d’imposta si possono fare fondamentalmente due ipotesi.

La prima è una proroga con ulteriori modifiche ed estensione dell’attuale Piano Transizione 5.0. L’obiettivo primario sarà ovviamente quello di incentivare le adesioni da parte delle aziende, semplificando e velocizzando le procedure burocratiche e aumentando, di conseguenza, le adesioni. Si lavorerebbe quindi su uno strumento già noto, ma potenziando tutti gli aspetti nei quali si riterrà di poter migliorare.

La seconda ipotesi, alternativa, è quella dell’introduzione di un nuovo strumento, che abbia obiettivi analoghi al Transizione 5.0, ma che estenda il suo ambito di operatività.

Alla luce della recente raccomandazione UE 2025/1307 si hanno già due elementi certi. Il primo è che lo strumento sarà disponibile sotto forma di credito d’imposta. Quindi il diritto comunitario prosegue sulla scia di quanto già fatto in questi anni post Covid, in cui si è preferito questo strumento a quello, prevalente in passato, delle extra deduzioni in dichiarazione dei redditi oppure dei contributi diretti in conto esercizio.

Il secondo elemento certo sono i parametri numerici stabiliti dall’UE per singola azienda e singolo progetto.

Le agevolazioni fiscali future di questo tipo, infatti, dovranno avere le seguenti caratteristiche:

  • l’importo dell’aiuto non potrà superare i 150 milioni di euro per progetto e l’intensità massima di aiuto il 15 % dei costi ammissibili;
  • oppure 200 milioni di euro o 350 milioni di euro per progetto con intensità massima di aiuto del 20 % o del 35% dei costi ammissibili.

L’ammortamento accelerato

Un ulteriore strumento fiscale che potrà essere introdotto in Italia, verosimilmente dal 2026 in avanti, è l’ammortamento accelerato.

Quando si parla di questa procedura si fa riferimento a una tecnica contabile che consente di ammortizzare un bene strumentale in un periodo più ristretto rispetto a quello previsto ordinariamente. Quindi, a titolo di esempio, una previsione normativa che consente di ammortizzare in due anni o addirittura in uno un bene il cui piano di ammortamento si sarebbe sviluppato in cinque o più anni. Una norma di questo tipo, quando approvata, consentirà alle aziende di migliorare il proprio cash flow grazie alla possibilità di ridurre le imposte nei periodi oggetto di ammortamento accelerato (fondamentalmente il primo e il secondo).

I dati empirici registrati nei Paesi europei dimostrano che gli incentivi fiscali basati sulla spesa sono uno strumento più efficace sotto il profilo dei costi per generare investimenti aggiuntivi rispetto agli incentivi fiscali basati sul reddito, quali aliquote ridotte dell’imposta sul reddito delle società o i regimi fiscali speciali sugli utili riconducibili ai brevetti. Gli incentivi fiscali basati sulla spesa possono essere dedotti dalla base imponibile, proprio come l’ammortamento accelerato.

Le norme in materia di ammortamento sono una caratteristica fondamentale del TUIR, il testo unico delle imposte sui redditi vigenti in Italia, e hanno un impatto sostanziale sulla base imponibile. Norme in materia di ammortamento fiscale più lente riducono il valore reale per le società della deduzione fiscale

per gli investimenti, a causa dell’inflazione e del costo del capitale dell’impresa. L’ammortamento accelerato agisce quindi come un differimento dell’imposta anziché come una riduzione dell’importo dell’imposta dovuta in ultima istanza.

Possibile potenziamento dell’IRES premiale

Un’altra misura fiscale importante di cui si è molto discusso in questi mesi è l’IRES premiale, un’agevolazione fiscale valida per il solo 2025 e consistente nella riduzione dell’aliquota dell’imposta sul reddito delle società dal 24% al 20%.

Per ottenere questa riduzione è necessario che siano soddisfatti quattro requisiti, tra cui proprio quello degli investimenti:

  • aumento dell’occupazione a tempo indeterminato almeno dell’1% della forza lavoro;
  • mantenimento dell’80% degli utili in azienda per il 2025;
  • reinvestimento di almeno il 30% in beni strumentali nuovi di cui al Piano Industria 0 e/o Transizione 5.0;
  • rinuncia alla Cassa Integrazione per i periodi 2024 e 2025.

Considerando le risorse finanziarie aggiuntive che arriveranno dal nuovo piano di incentivi dell’Unione Europea, è verosimile attendersi un potenziamento di questa misura, già operativa ma valida per un solo anno e, in quanto tale, di breve respiro.

L’IRES premiale determina un risparmio fiscale molto importante per le aziende che investono e assumono e, di conseguenza, va analizzata con attenzione al fine di essere applicata correttamente in azienda.

Le nuove risorse finanziarie rese disponibili dall’Unione Europea, sia in termini di incentivi diretti che di flessibilità della normativa sugli aiuti di Stato, potrebbero consentire di estendere la misura anche oltre il 2025 fino a renderla strutturale (com’era l’ACE prima della sua abolizione nel 2023).

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