Sostenibilità/ESG: perché è importante per l’azienda. Quali sono i principi di base da cui partire

23.05.2023 - Tempo di lettura: 7'
Sostenibilità/ESG: perché è importante per l’azienda. Quali sono i principi di base da cui partire

La sostenibilità , detta anche ESG ovvero l’acronimo inglese che sta per Ambiente (Environment), Sociale (Social) e Governo (Governance) – è uno dei temi più importanti del momento.

Si tratta di un nuovo modo per valutare le attività delle imprese, una metodologia che considera un’azienda come buona solo se è ben governata e se tiene conto dell’ambiente che la circonda e degli impatti che le sue attività generano sulle persone. L’azienda è sostenibile quando costruisce un valore duraturo nel tempo ed è in grado di essere profittevole nel lungo termine.

In sostanza la sostenibilità è riferita a tutti i progetti che contribuiscono a creare beneficio per i portatori di interesse dell’azienda; non solo per gli azionisti, ma anche per i collaboratori, i fornitori, i clienti, le comunità (i c.d. “stakeholder”). Occorre quindi comprendere se l’azienda ha caratteristiche tali da riuscire a sopravvivere con successo alle sfide attuali e può contribuire a migliorare la vita delle generazioni future.

Si tratta di una sfida impegnativa, che richiede nuovi comportamenti, una nuova cultura organizzativa e la volontà di ripensare le attività superando i canoni tradizionali. Un percorso che necessariamente è graduale, attraverso la progettazione di interventi mirati che non sono gli stessi per tutte le aziende, ma che variano a seconda delle dimensioni, del settore, delle caratteristiche produttive e dei mercati di sbocco. Ad esempio, per il settore petrolifero i rischi di transizione verso un’economia a basse emissioni sono preponderanti, a differenza di una azienda di servizi che è maggiormente esposta a tutelare la sicurezza dei dati da attacchi cyber che potrebbero compromettere la privacy dei clienti. Quindi, ciascuna azienda ha un percorso sostenibile da percorrere a seconda di quelle che sono considerate le priorità strategiche dei portatori di interesse (gli “stakeholder”).

La sostenibilità è oggi un’assoluta necessità, sono diversi, infatti, gli interlocutori che la chiedono. I clienti che con frequenza crescente acquistano prodotti allineati ai propri valori ambientali e sociali. I migliori talenti che scelgono le aziende con una reputazione distintiva. La comunità finanziaria che offre accesso a risorse destinate a progetti legati alla sostenibilità. La normativa che impone modelli di rendicontazione e certificazione per l’accesso a gare e appalti.

Dunque, da dove iniziare per comprendere il contesto che influenza le aziende?

Partiamo da un po’ di storia recente. Nel 2015 sono accaduti due avvenimenti importanti: l’accordo Cop 21 di Parigi, un’intesa vincolante per i paesi coinvolti per contrastare il cambiamento climatico, e il varo dell’agenda 2030 dell’ONU, con la definizione dei 17 obiettivi da perseguire (SDGs – l’acronimo inglese che sta per Sustainable Development Goals, ovvero Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) come strategia per ottenere un futuro migliore e più sostenibile. Due eventi che hanno cambiato il corso della storia economica moderna.

L’Agenda 2030 e gli SDGs, gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

I paesi dell’ONU con la firma dell’Agenda 2030 si sono impegnati a raggiungere 17 obiettivi molto sfidanti. Obiettivi che non sono solo ambientali; infatti, ben 8 riguardano le persone:

  • #1 Zero povertà,
  • #2 Zero fame,
  • #3 Salute e benessere,
  • #4 Istruzione di qualità,
  • #5 Uguaglianza di genere,
  • #8 Lavoro dignitoso e crescita economica,
  • #10 Ridurre le diseguaglianze,
  • #16 Pace e giustizia;

5 sono dedicati all’ambiente:

  • #6 Acqua pulita,
  • #7 Energia pulita,
  • #13 Lotta al cambiamento climatico,
  • #14 Vita sott’acqua,
  • #15 Vita sulla terra;

e i rimanenti 4 sono dedicati alle organizzazioni:

  • #9 Imprese, innovazione e infrastrutture,
  • #11 Città sostenibili,
  • #12 Consumo e produzione responsabili,
  • #17 Partnership per gli obiettivi.

Il raggiungimento di questi traguardi di sostenibilità entro il 2030 è un impegno strategico che coinvolge in prima linea anche l’Unione Europea, che ha emanato una serie di provvedimenti (tra cui l’Action Plan per la finanza sostenibile, l’EU Green Deal, la Tassonomia, il Next Generation EU), stanziando ingenti somme (circa 1.800 miliardi di euro) per sostenere le iniziative rivolte a un modello di crescita sostenibile.

Il PNRR, il più importante intervento di politica economica del nostro paese, rientra tra questi provvedimenti, tanto che per ogni contributo finanziario è indicato lo specifico obiettivo SDGs che si intende perseguire. Gli obiettivi che hanno ricevuto maggiori stanziamenti sono il numero 9 Infrastrutture (66 miliardi) e il numero 7 Energia pulita (30 miliardi), due temi che sono al centro delle prospettive industriali future del nostro paese e che interessano tantissime imprese italiane. Un’ opportunità di crescita sostenibile che cambierà il futuro della nostra economia.

L’accordo sul clima Cop 21 di Parigi

L’impegno siglato a Parigi da 194 paesi è quello di ridurre le emissioni clima alteranti (i c.d. gas serra), con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale, al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli del 1990. L’Unione Europea ha ratificato l’accordo, impegnandosi a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e a ridurre le sue emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Neutralità climatica significa arrivare a bilanciare le emissioni di gas serra con gli assorbimenti; una sfida molto ambiziosa e per realizzarla l’UE ha presentato un piano d’azione che comprende contributi, comunicazione dei risultati raggiunti e iniziative di cooperazione tra gli stati.

L’Italia è un paese particolarmente esposto alla crisi climatica, con danni sempre più evidenti all’economia e alle persone. Il numero di eventi estremi come tornado, piogge intense, grandine, raffiche di vento è in forte crescita negli ultimi anni. I settori più colpiti dagli impatti climatici sono le infrastrutture, il turismo e l’agricoltura, con miliardi di euro di danni diretti e indiretti. Ma per conseguire le sfide ambiziose di neutralità climatica dovranno essere diminuite le emissioni di tutti i settori, dal terziario all’industria, dai trasporti all’energia. Le aziende hanno quindi tutto l’interesse a comprendere quali iniziative intraprendere e quali sono i rischi a cui sono esposte per poterli gestire e mitigare.

Il bilancio di sostenibilità

Il bilancio di sostenibilità è una rappresentazione di quello che l’azienda fa o vuole fare e degli obiettivi che si pone sui temi ambientali, sociali e di buon governo (ESG). È la descrizione dei prodotti o servizi e delle loro caratteristiche ambientali e sociali, dell’organizzazione delle attività, delle regole adottate e dei principali rischi generati o subiti. Tutte queste informazioni possono essere esposte seguendo gli “standard di rendicontazione” stabiliti da autorevoli organismi sovranazionali, come i “GRI Standard”. Un documento che per alcune aziende (società di grandi dimensioni o quotate) è obbligatorio, ma che viene pubblicato volontariamente anche da tante PMI. È detto anche DNF, ovvero Dichiarazione Non Finanziaria.

Il legislatore europeo ha adottato uno standard per la sua redazione, l’EU Sustainabiity Reporting Standard (ESRS), che definisce tutti i contenuti da includere relativi ai fattori ESG, sia sui rischi a cui le aziende sono esposte sia sugli impatti risultanti dalle attività aziendali e che le imprese dovranno progressivamente adottare nei prossimi anni, secondo le scadenze previste per le diverse categorie di imprese.

L’obiettivo è creare un linguaggio comune di misurazione delle performance di sostenibilità, che consenta una rappresentazione trasparente e uniforme al pari di quella contenuta nel bilancio finanziario.

I principali contenuti del bilancio di sostenibilità sono:

  • Informazioni generali sull’organizzazione dell’impresa e degli organi di controllo (tra cui le politiche di diversità);
  • Ambiente (utilizzo dell’energia, dell’acqua, emissioni, rifiuti, biodiversità);
  • Gestione del personale (relazioni sindacali, salute e sicurezza, formazione, pari opportunità, discriminazione);
  • Diritti umani;
  • Anticorruzione;
  • Relazioni con le comunità;
  • Catene di fornitura.

Il bilancio di sostenibilità può essere certificato da un revisore (per le aziende che hanno l’obbligo di redigerlo, anche la revisione esterna è obbligatoria); in tal caso le informazioni contenute acquistano un valore superiore per i potenziali lettori che sono confortati dalla verifica di conformità dell’esperto indipendente.

Conclusioni

A seconda del settore di appartenenza, delle tipologie di clienti, dell’ambiente competitivo, della catena di fornitura, ciascuna azienda ha una propria impronta sostenibile da affrontare.

È importante comprendere quali siano in concreto le iniziative da mettere in campo e iniziare un percorso strategico che sia orientato al rafforzamento del vantaggio competitivo dell’azienda. Inoltre, è da sottolineare che comunicare le strategie su questi temi riveste un’importanza che non è inferiore rispetto alla comunicazione delle performance del bilancio finanziario.

È, infatti, molto importante per esempio per la comunità finanziaria; basti pensare che le banche, per concedere un affidamento, considerano anche le caratteristiche ESG dell’azienda da finanziare. È parimenti importante per i clienti, siano grandi aziende che chiedono ai loro fornitori una attestazione sulle politiche sostenibili, siano clienti consumatori che con frequenza crescente domandano sempre più informazioni sulla qualità, sulla sicurezza, sull’ambiente, sulla diversità, allineando gli acquisti alle esigenze ambientali e sociali.

Infine, è per il bene dell’azienda che è importante. Una azienda ben governata, che ha come obiettivo un successo sostenibile nel tempo e rispettoso dell’ambiente che la circonda e delle persone, ha una caratteristica distintiva che le consente di emergere nell’odierno panorama iper-competitivo.

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