Ridurre i crediti deteriorati: guida al ruolo del credit scoring per freelance e PMI

29.10.2025 - Tempo di lettura: 7'
Ridurre i crediti deteriorati: guida al ruolo del credit scoring per freelance e PMI

In un’economia che viaggia alla velocità di una fattura elettronica, scoprire solo a posteriori che un cliente non pagherà è un lusso che freelance e piccole imprese non possono permettersi. Le conseguenze – come flussi di cassa in tensione, tempo speso in solleciti, esposizione bancaria più costosa – finiscono per alimentare la piaga dei crediti deteriorati, ostacolando investimenti e crescita.

Eppure, il fenomeno non è affatto marginale: secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato, nel 2024 il ritardo medio fra emissione e incasso è ancora di sette giorni, nonostante progressi evidenti nei pagamenti della PA.

Il problema, quindi, non è risolto; va anticipato. Nei paragrafi che seguono esamineremo come gli strumenti di credit scoring possano ridurre crediti deteriorati prima ancora che i conti correnti vadano in sofferenza.

Cosa sono i crediti deteriorati

Nell’accezione bancaria, i “crediti deteriorati” sono esposizioni verso debitori che non onorano le scadenze da oltre 90 giorni o che mostrano evidenti segnali di insolvenza. Per un libero professionista o una PMI, la definizione è meno accademica ma più concreta: fatture non incassate nei tempi concordati che rischiano di trasformarsi in perdite secche, aggravando il fabbisogno di capitale circolante. In Italia il fenomeno resta tra i più diffusi d’Europa: oltre un quarto delle amministrazioni pubbliche paga oltre i termini di legge e più di 1.200 enti locali superano 60 giorni di ritardo, con un tempo medio di 84 giorni. Sapere con chiarezza cosa siano i crediti deteriorati aiuta quindi a comprendere perché prevenirli sia più efficace che tentarne il recupero a posteriori.

Perché i crediti deteriorati pesano su professionisti e PMI

Una grande impresa può parare il colpo di un mancato incasso grazie a linee di credito dedicate; i lavoratori autonomi e le micro-aziende, invece, dipendono spesso da quel singolo pagamento per pagare fornitori, dipendenti o contributi.

Quando una fattura resta sospesa, il capitale immobilizzato genera costi: interessi passivi su scoperti, ore di amministrazione spese in solleciti, rinuncia a nuovi progetti per mancanza di liquidità. A livello macro, l’Osservatorio Cerved ha registrato nel 2024 una ripresa dei mancati pagamenti (+0,2%) che colpisce soprattutto le PMI, segno di una fragilità strutturale che si auto-alimenta. Fare prevenzione diventa quindi strategico: meno crediti deteriorati significa più investimenti, più puntualità a valle della filiera e una reputazione migliore presso banche e fornitori.

I segnali d’allarme da intercettare in anticipo

Prima ancora di consultare un report, esistono indizi che suggeriscono di alzare l’attenzione: depositi di bilancio in ritardo, rotazione anomala nel management, variazioni improvvise nell’intestatario del conto, protesti o pignoramenti registrati nei bollettini ufficiali, oltre ai classici ritardi ripetuti nei micro‑pagamenti (per esempio, la cauzione iniziale o le spese di trasferta).

Anche l’andamento delle ricerche online e le segnalazioni dei fornitori possono offrire un termometro preliminare. Tuttavia, questi segnali restano frammentari; il loro vero valore emerge quando vengono incrociati con un punteggio quantitativo che attribuisce un peso proporzionato a ogni fattore di rischio. In questo modo, la percezione soggettiva si trasforma in un indicatore oggettivo, utile per decidere condizioni di pagamento coerenti e per prevenire l’accumulo di crediti deteriorati nel medio periodo.

Dal recupero alla prevenzione: l’importanza del credit scoring

Storicamente, il controllo del rischio cliente avveniva a valle: si spediva la merce e poi, in caso di ritardo, si incaricava l’avvocato o l’agenzia di recupero. Oggi la tecnologia permette di ribaltare la logica.

Il credit scoring estrae in pochi secondi centinaia di indicatori finanziari, fiscali e comportamentali. Il risultato è un punteggio sintetico che stima la probabilità di insolvenza: se alto, si può concedere un fido di 60 giorni; se basso, si negoziano pagamenti anticipati o si rinuncia al cliente. In pratica, prevenire costa meno che inseguire. E soprattutto preserva il cash‑flow, la spina dorsale di ogni attività in crescita.

Come funziona un modello di valutazione: il MORE Score

Tra gli algoritmi più diffusi in Europa spicca il MORE (Multi Objective Rating Evaluation) Score, sviluppato da Modefinance. Il modello bilancia sei aree:

  • liquidità;
  • redditività;
  • solvibilità;
  • efficienza;
  • qualità operativa;
  • ciclo monetario.

Una volta fatto, restituisce un rating su scala dalla AAA alla D, facilmente leggibile anche da chi non è analista finanziario. La forza del metodo sta nella trasparenza: nessuna “scatola nera”, ma criteri pubblici che permettono all’impresa di capire quali leve intervenire per migliorare la propria affidabilità. In più, il punteggio è calcolato in modo omogeneo per circa 25 milioni di aziende europee, rendendo possibile il confronto fra potenziali clienti, anche all’estero.

Integrare il credit scoring nei processi aziendali

La valutazione del rischio non deve rimanere un file isolato sul desktop del responsabile amministrativo. Il suo valore emerge quando viene agganciata a ogni fase del ciclo attivo: preventivazione, conferma d’ordine, fatturazione, sollecito.

Diverse soluzioni Cloud permettono di farlo con un’API o addirittura dentro il gestionale: basta la partita IVA di un potenziale cliente per ottenere, in pochi click, score, fido commerciale consigliato e alert automatici in caso di peggioramento.

In questa direzione, S‑peek di TeamSystem offre score immediato su scala AAA‑D, report flash con fido commerciale e accesso via web o app, rendendo il controllo di controparte operativo anche per chi gestisce l’amministrazione da smartphone.

Le best practice per ridurre i crediti deteriorati

  1. Definire una credit policy scritta e condivisa: soglie di fido, termini di pagamento e deroghe devono essere chiare a forza vendita e amministrazione.
  2. Verificare il credit scoring prima di ogni primo ordine e ritestalo almeno ogni sei mesi.
  3. Impostare limiti automatici nel gestionale: ordini superiori al fido bloccano la conferma fino a verifica manuale.
  4. Abbinare fatturazione elettronica e solleciti programmati: riduce i tempi di recapito e rende tracciabili i ritardi.
  5. Diversificare i metodi di incasso (RID, carte, instant payment) così da ridurre l’attrito nel pagamento.
  6. Monitorare gli indicatori “soft” (cambi di management, notizie negative) che spesso anticipano un downgrade del punteggio.

Seguendo questi passi, l’obiettivo di ridurre crediti deteriorati si sposta dal desiderio alla prassi operativa, con benefici diretti sul bilancio e indiretti sulla competitività.

L’evoluzione del credit management per le piccole realtà

L’evoluzione normativa, dal Codice della crisi all’obbligo di segnalazione degli early‑warning, e l’apertura dei dati bancari via PSD2 indicano che il credit scoring diventerà sempre più granulare e continuo.

Già oggi gli algoritmi incorporano segnali ESG e fonti alternative (open banking, pagamenti digitali, social graph) che possono anticipare un rischio mesi prima che finisca nei bilanci. Per professionisti e PMI il messaggio è chiaro: investire in strumenti di valutazione oggi significa restare agganciati a una filiera sempre più selettiva domani.

I prossimi passi

I crediti deteriorati non sono un destino ineluttabile: sono spesso la conseguenza di decisioni prese senza il supporto dei dati. Conoscere in anticipo l’affidabilità di un cliente, fissare limiti di fido coerenti e monitorare gli alert consente di trasformare il rischio in un costo gestibile, invece che in una emergenza finanziaria.

Il credit scoring, supportato da soluzioni intuitive e accessibili, permette di fare proprio questo: decidere se, quanto e a quali condizioni concedere fiducia. Per chi vuole passare dalla teoria alla pratica, il primo passo è semplice: integrare la verifica del punteggio di controparte nella routine di ogni nuovo preventivo. Lo strumento esiste già, la tecnologia è matura; spetta alle imprese scegliere di usarla prima che una fattura scaduta diventi, a tutti gli effetti, un credito deteriorato.

TeamSystem Fintech
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