CCNL Edilizia: tutte le novità interessanti del 2022

20.09.2022 - Tempo di lettura: 1'
CCNL Edilizia: tutte le novità interessanti del 2022

Lo scorso mese di marzo è entrato in vigore, frutto di un accordo siglato dalle Associazioni datoriali e dalle sigle Sindacali, il nuovo Ccnl edilizia che avrà validità fino al 30 giugno 2024.


Numerose sono le novità introdotte, sia in termini di riconoscimento economico ai lavoratori che negli ambiti della formazione e delle premialità. In questa breve riflessione, sicuramente non esaustiva di fronte ad uno strumento così rilevante ed articolato, vorrei cercare di andare oltre la semplice questione retributiva, cercando di evidenziare perché questo contratto può essere un’opportunità bilaterale, se correttamente applicato e soprattutto se inserito in un contesto culturale che deve necessariamente evolversi rispetto a quello storicamente presente nel settore.

Di fronte ad un periodo storico così complesso e colmo d’incognite per il futuro, anche sul breve periodo, come quello attuale il rinnovo di un contratto nazionale per un settore fondamentale come quello edile è certamente un passaggio importante, soprattutto da un punto di vista economico.

Novità importante: la Carta d’Identità Professionale Edile (Cipe), di cosa si tratta

Al di là degli importanti riconoscimenti retributivi introdotti, soprattutto per i livelli di inquadramento più bassi (es. aumento salariale di 92 euro per gli operai comuni), ciò che mi preme notare è l’attenzione riservata all’aspetto della qualificazione del lavoratore. Il nuovo Ccnl prevede infatti l’introduzione della Carta d’Identità Professionale Edile (Cipe), ovvero un riconoscimento della qualifica professionale del lavoratore che sarà oggetto di certificazione.

Si tratta di una novità rilevante ed è molto importante che questo strumento non diventi unicamente una attestazione formale dell’inquadramento che compare in busta paga, bensì che rappresenti una reale certificazione delle competenze secondo una logica bilaterale. Troppo spesso in anni recenti l’assegnazione di un livello professionale è stato il risultato di una pura contrattazione tra azienda e lavoratore, senza il supporto di un’oggettiva verifica e/o dimostrazione delle competenze acquisite. Se è vero che a tutela del lavoratore è utile che vi sia una tracciabilità del proprio livello di inquadramento (peraltro già sempre presente sulle singole buste paga mensili) anche a fronte di un cambio di posizione lavorativa, è altrettanto importante che per le Aziende vi sia una garanzia delle reali competenze in possesso del lavoratore e che esse corrispondano realmente al livello conseguito e/o richiesto, soprattutto in fase di nuova assunzione.

Quelli che erano i vecchi mansionari in cui sono riportate le specifiche competenze che un operatore edile deve dimostrare di possedere in relazione ad ogni livello di inquadramento professionale (operaio comune, qualificato, specializzato, caposquadra) sono ormai caduti nel dimenticatoio da tempo, proprio per l’assenza di uno strumento di verifica bilateralmente oggettivo. Oltretutto, le tecniche costruttive sono oggetto di continua evoluzione e pertanto, oltre che riconoscere un adeguamento aggiornamento formativo, è importante anche che le stesse specifiche mansionarie seguano contestualmente tale evoluzione per essere sempre al passo con le richieste del mercato.

In buona sostanza, va bene il giusto riconoscimento delle competenze, ma facciamolo attraverso un esame oggettivo e univocamente riconosciuto, che sia garanzia nel tempo per entrambe le parti di quanto il lavoratore è in grado di offrire in termini professionali sul mercato del lavoro.

Per i lavoratori under 29 una novità apprezzabile: Premio all’ingresso nel settore

Allo stesso modo, trovo molto apprezzabile il “Premio all’ingresso nel settore” previsto per i lavoratori under 29 che sceglieranno di provare l’esperienza occupazionale nell’edilizia. Al 12° mese di permanenza nella stessa impresa avranno infatti diritto ad un extra compenso una tantum di 100 euro. Più che l’importo in sé, che sicuramente non modifica gli equilibri di una scelta lavorativa, ritengo importante il segnale che tale incentivo propone: l’edilizia, molto più di tanti altri settori produttivi manifatturieri, sconta pesantemente il mancato ricambio generazionale delle maestranze almeno negli ultimi due decenni.

L’impoverimento non solo quantitativo ma anche qualitativo degli operatori presenti sul mercato del lavoro stride in maniera evidente sia con le aspirazioni di un settore che vuole finalmente ritornare alla crescita strutturale che gli compete per il bene dell’intera filiera nazionale, sia con la progressiva specializzazione che viene richiesta per la creazione di manufatti edilizi sempre più complessi, anche in interventi di piccole dimensioni.

Ben venga quindi un primo passo in questo senso, a cui è necessario però che ne seguano molti altri ed in tempi rapidi, soprattutto nell’approccio culturale al settore, in modo che si possa smuovere l’interesse delle nuove generazioni nei confronti del lavoro in cantiere, troppo spesso visto come sinonimo di scarsa competenza professionale.

Sono solo due aspetti, quelli analizzati, di un rinnovo contrattuale che ha avuto notevole riscontro per gli adeguamenti economici introdotti, ma che ad essi non deve ridursi, in quanto rappresenta uno dei pochi strumenti concreti che coinvolgono l’interesse comune di lavoratori ed aziende e come tale deve essere sfruttato: una leva che può contribuire in maniera costante ad un ammodernamento strutturale del settore edile.

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